Il nuovo video appello della principessa Latifa «Aiuto, sono in ostaggio»
La figlia dell’emiro di Dubai denuncia il padre: mi segrega
«Aiutatemi sono ostaggio di mio padre. Tutte le finestre sono state bloccate, ci sono cinque poliziotti fuori e due poliziotte dentro». Sfondo di marmo, dal bagno («l’unica stanza in cui sono sicura») riappare la principessa Latifa, prigioniera da anni — a dire suo e di ong come Human Rights Watch — del padre, l’emiro di Dubai, Mohammed bin Rashid al Maktoum, uno degli uomini più ricchi del pianeta.
Ancora una volta l’appello è disperato («Mi hanno detto che sarò in prigione per tutta la vita e che non vedrò mai più il sole»). Parole registrate nel filmato, girato di nascosto e fatto arrivare al programma «Panorama» della tv britannica Bbc, nel quale la principessa, figlia di primo letto dell’emiro e protagonista anni fa d’un tentativo di fuga via mare finito con la cattura da parte delle unità di commando inviate dal padre al largo delle coste indiane, denuncia di essere tenuta in «ostaggio» in un palazzo di famiglia a Dubai; e d’essere stata in passato anche «drogata» e torturata. Un appello inquietante, commentano alla Bbc attivisti ed esponenti dei diritti umani come l’ex alto commissario Onu ed ex presidente irlandese Mary Robinson.
Nei mesi scorsi l’emiro Mohammed al Maktoum è stato sconfitto in un tribunale britannico al termine di una discussa causa di divorzio intentata contro di lui da una delle sue consorti, Haya bint Hussein, sorella del re di Giordania, in grado di fuggire — a differenza di Latifa — e di trovare poi rifugio in una lussuosissima quanto blindata residenza di Londra. Una vicenda giudiziaria che ha provocato grande imbarazzo nel Regno Unito, coinvolgendo due dinastie e due Paesi arabi considerati alleati strettissimi di Londra, come di Washington.
Il caso della principessa Latifa risale al 2018, quando su YouTube appare un video di 40 minuti in cui la giovane, oggi 35enne, annuncia la propria fuga da casa. Nel filmato però Latifa racconta di aver già cercato di fuggire dal Paese nel 2002 e di essere stata imprigionata e torturata; riferisce poi di come la sorella Shamsa abbia subito la stessa sorte. All’epoca Latifa è in contatto con Jerve Jaubert, ex spia francese che rivela di aver organizzato la sua fuga. Jaubert rende pubblico il retroscena in un libro, «Escape from Dubai», Fuga da Dubai, nel quale descrive il terrore di Latifa e come la principessa avesse impiegato anni prima di decidersi. Avanti veloce fino a marzo del 2018, quando Latifa si decide e chiedere asilo politico agli Stati Uniti. Ed è a questo punto che Jaubert entra in scena. L’ex agente organizza una spedizione di diving nel vicino Oman ma l’imbarcazione su cui si trova la principessa viene fermata da militari emiratini che prelevano Latifa e la trascinano via tra le urla.
Addio Latifa. La principessa ricompare a dicembre del 2018 in alcune immagini che la ritraggono con l’ex alto commissario Onu ed ex presidente irlandese Mary Robinson. All’epoca la Robinson spiegò di essere stata invitata negli Emirati dalla Principessa Haya, allora ancora moglie dell’emiro Mohammed al Maktoum, perché la «aiutasse con un problema familiare». «Latifa è fragile, ha delle difficoltà. Ha fatto video di cui adesso si è pentita — commentò al ritorno a casa la Robinson — e ha pianificato una fuga», confermando così la versione della Casa Reale che parla di problemi mentali. Ma sono parole che oggi la stessa Robinson rinnega spiegando di essere stata ingannata. E il nuovo filmato disperato della principessa segregata fra i marmi del bagno sembra darle ragione.
Eppure restano molti dubbi. Perché una famiglia così in vista e così potente dovrebbe tenere segregata la figlia? Perché non lasciarla libera di andare all’estero come accade e ad altre giovani donne parenti di sceicchi ed emiri? In realtà la storia di Latifa non è l’unica e nel corso degli anni sono emerse altre testimonianze di giovani di alto rango«segregate». Ma c’è chi insinua che si tratti di una campagna di propaganda di frange saudite nemiche o di correnti diverse della famiglia stessa. Complotto o quella della principessa Latifa è davvero una storia di segregazione? Il mistero è ancora tutto da chiarire.
Tutte le finestre sono bloccate, ci sono cinque poliziotti fuori e due poliziotte dentro. L’unica stanza in cui mi sento sicura è il bagno