Licenziamenti, stop solo se l’attività è chiusa per legge
Proroga del blocco dei licenziamenti solo per le attività chiuse per legge. Negli altri casi, soluzioni per uscire gradualmente dal divieto di licenziare. È questa la posizione illustrata ieri dalla Confindustria al nuovo ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha concluso le consultazioni con le parti sociali in vista del decreto Ristori 5 e di una riforma degli ammortizzatori sociali. Una posizione quindi molto distante da quella dei sindacati, che hanno chiesto a Orlando di prorogare per tutti il blocco, che altrimenti scadrebbe il 31 marzo. Per questo l’ipotesi che prende quota è quella di una miniproroga, forse fino a giugno in attesa di concordare un’exit strategy.
«Dove ci sono attività ferme perché il governo decide di fermarle — ha detto il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe — è giusto che ci sia il blocco dei licenziamenti, così come è corretto che ci sia il riconoscimento dei costi di gestione e il differimento degli oneri fiscali e contributivi. Ma dove non ci sono condizioni di sospensione per legge, ma riduzione di attività dovute al mercato, dobbiamo consentire alle aziende di potersi riposizionare, per far ripartire il mercato del lavoro». Stirpe ha quindi criticato il metodo del confronto separato seguito da Orlando, chiedendo al ministro di mettere le parti sociali intorno a uno stesso tavolo. Orlando ha assicurato di voler «impostare un metodo di lavoro improntato al massimo confronto e all’ascolto». Ha quindi promesso per fine mese «un documento con un impianto di riforma sul tema degli ammortizzatori sociali e un’agenda di lavoro e di priorità, tra le quali ho indicato, anche alla luce degli allarmanti dati diffusi in questi giorni, la perdita di posti di lavoro per donne e giovani».