La staffetta al vertice Cisl Furlan lascia, tocca a Sbarra
La prima donna segretario uscirà a marzo. Il successore viene dai braccianti
Questa volta il ricambio al vertice della Cisl non sarà traumatico come nel 2006, quando Raffaele Bonanni defenestrò Savino Pezzotta, e nel 2014, quando lo stesso Bonanni, travolto dallo scandalo della “pensione d’oro”, fu costretto a passare il testimone alla sua vice, Annamaria Furlan. Ieri la stessa Furlan, 62 anni, al termine del comitato esecutivo, ha annunciato che, a marzo, lascerà la carica di segretario generale. Al suo posto verrà eletto Luigi Sbarra, segretario aggiunto dal 2018, quando con Furlan si accordarono che quest’ultima non si sarebbe ricandidata al congresso del 2021, che si terrà alla fine dell’anno, covid permettendo. Sbarra, 60 anni, in questi anni si è occupato per la Cisl delle politiche del mercato del lavoro, dell’industria, della contrattazione.
I sei anni e mezzo alla guida di via Po non sono stati una passeggiata per Furlan. Prima donna segretario generale del sindacato di ispirazione cattolica, ha dovuto ricompattare una confederazione lacerata e indebolita per la tumultuosa uscita di scena di Bonanni. Ci è riuscita prima navigando a vista e poi alleandosi con Sbarra che dal 2009, quando Bonanni lo chiamò nella segreteria confederale, aveva lavorato all’interno per scalare posizioni su posizioni.
Sul fronte esterno, Furlan ha costruito un altalenante rapporto con l’altra donna allora alla guida di un sindacato, Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, sanando però vecchie ferite apertesi fin dalla contrapposizione fra Pezzotta e Sergio Cofferati sull’articolo 18. Un rinnovato clima di unità tra le confederazioni che ha anche favorito la ricomposizione dell’aspro conflitto nei metalmeccanici tra la Fiom-Cgil da una parte e Fim-Cisl e Uilm dall’altra, cosa che tra l’altro ha aiutato l’ex leader della Fiom, Maurizio Landini, a farsi eleggere segretario della Cgil nel 2019.
Con Camusso e l’allora segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, Furlan ha concluso, nel 2018, il Patto per la fabbrica con la Confindustria di Vincenzo Boccia, ponendo le basi per il rinnovo dei contratti, che sembravano essersi arenati con l’azzeramento dell’inflazione. Anche questa, una ricomposizione sul fronte delle relazioni industriali, dopo gli scontri della fase precedente.
Più difficili, invece, i rapporti con i governi. Furlan, come gli altri leader sindacali ha dovuto fronteggiare la stagione della cosiddetta “disintermediazione”, già in qualche modo preannunciata dai governi Berlusconi e Monti e portata alle sue estreme conseguenze da Renzi e poi dagli esecutivi populisti di Conte. Che, al di là delle attenzioni e delle riunioni di rito, non ha mai coinvolto le parti sociali più di tanto. Ora tocca a Luigi Sbarra: orgogliosamente meridionale, poco conosciuto all’esterno del sindacato, dove ha fatto carriera tra i braccianti. Finora riservato, è un personaggio da scoprire. In una fase nuova, con la Cisl che con l’arrivo di Mario Draghi sogna il ritorno della concertazione: difficile che si avveri.