Corriere della Sera

Lotito e il medico Pulcini deferiti Finiscono sotto processo per Covid

La Lega di A divisa su diritti tv (e fondi): Sky migliora l’offerta

- Stefano Agresti Monica Colombo

Il calcio vive momenti di tensione tra tamponi e diritti tv, deferiment­i e fondi. Mentre oggi la Lega vivrà un’altra puntata dell’intricatis­sima questione tv, la Lazio va a processo e con la società ci finiscono anche Lotito e i medici Pulcini e Rodia. Alla base delle accuse mosse dalla Procura c’è la presunta violazione del protocollo anti-Covid, che sarebbe stata perpetrata in più occasioni tra ottobre e novembre. A nulla è servita l’audizione del presidente, ascoltato lunedì per quasi tre ore dalla task force guidata da Chinè. Così ieri sono stati notificati i deferiment­i. Le accuse saranno discusse nella prima metà di marzo davanti al Tribunale federale. A guidare la Procura ci sarà sempre Chinè, destinato a essere nominato capo gabinetto del Mef nel governo Draghi: le due cariche non sono incompatib­ili, rimarrà in carica almeno fino a giugno. Se la Lazio — deferita per responsabi­lità diretta e oggettiva — venisse riconosciu­ta colpevole, lo spettro delle possibili pene sarebbe ampio: dall’ammenda fino alla retrocessi­one e all’esclusione dal campionato. Non è irrealisti­ca la richiesta di una penalizzaz­ione.

Ma quali sono le accuse mosse alla Lazio e a Lotito?

Non sarebbe stata comunicata la positività di otto tesserati alla vigilia degli incontri di Champions con Bruges e Zenit e di altri tre prima della partita col Torino, non sarebbero stati comunicati alle Asl i nomi dei «contatti stretti» e non sarebbe stato concordato il loro isolamento e la quarantena dei negativi. Si contesta poi l’utilizzo di Immobile (asintomati­co) nella gara contro i granata e l’inseriment­o in lista di un altro tesserato asintomati­co in quella con la Juve.

Da una crisi all’altra. Gravato da problemi di liquidità, il mondo del pallone arriva spaccato al giorno dell’ennesima assemblea convocata per l’assegnazio­ne dei diritti televisivi. Sette club, capeggiati da Juve, Inter, Lazio e Napoli a cui si accodano Fiorentina, Atalanta e Verona hanno inviato una lettera al presidente Dal Pino per chiedere «senza indugio» la votazione per l’attribuzio­ne immediata. La mossa è dettata dalla necessità di ottenere subito l’anticipo del 10% dei proventi per pagare gli stipendi: com’è noto l’offerta di Dazn da 840 milioni è in pole rispetto alla proposta di 750 di Sky, che in serata, però, ha clamorosam­ente rilanciato. Non solo: i sette club consideran­o l’ipotesi di cedere il 10% della media company ai fondi come «un’opportunit­à di sviluppo allo stato non più praticabil­e».

In risposta altri otto club, guidati da Roma e Genoa a cui si aggiungono Torino, Benevento, Bologna Crotone, Sampdoria e Sassuolo, hanno chiesto di rinviare l’assemblea. Dal Pino, dopo aver replicato ai primi che la votazione è già all’ordine del giorno e ai secondi che la riunione non può essere annullata su richiesta, si prepara a un’infuocata assemblea, ammesso che si raggiunga il numero legale di 14 presenze. Ad agitare le acque il tentativo in extremis di Sky che ai club ha promesso in caso di vittoria dell’asta di versare entro tre giorni più di mezzo miliardo nelle casse dei club: oltre la rata non versata di 130 milioni dello scorso anno, anche un robusto anticipo del totale da pagare nella prossima stagione.

Sette società chiedono il voto, altri otto club vogliono un rinvio Dazn resta in pole

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