Mariotti: un’«Aida» anticolonialista per rileggere le opere ai giorni nostri
Anzitutto, Aida non è nera. Lo studio di uno storico delle minoranze di origine senegalese e di una scrittrice francese sulla persistenza di stereotipi razzisti nel melodramma, commissionato dall’Opéra di Parigi, si riflette nell’Aida anti colonialista che debutta stasera nel teatro d’Oltralpe (in streaming sul sito di Arte e del Giornale della Musica). Cast di lusso, Jonas Kaufmann, Sondra Radvanovsky, Ludovic Tézier e Michele Mariotti sul podio che dice: «Il mondo cambia e la lirica non può essere avulsa. Non bisogna dare la colpa a libretti che sono figli del loro tempo, ma vanno filtrati con la nostra sensibilità. Non si può ignorare che l’Occidente si è arricchito attraverso il colonialismo, c’è un credito, non si può pensare di prendere e basta». Risultato: nella regia di Lotte De Beer, Aida non è nera e che non c’è un re di colore: «Il colore non definisce una razza, la differenza etnica non viene usata per raccontare una storia», dice Mariotti. Per lui, andrebbero incoraggiate commissioni a opere contemporanee calate in un contesto multietnico, ma le minoranze e la battaglia sulla diversità si gioca soprattutto sulle regie. Come la mettiamo con l’Otello le cui prime parole sono: «Esultate! L’orgoglio musulmano sepolto è in mar» (a proposito: Mariotti aprirà il San Carlo con Kaufmann Otello bianco); con Pinkerton predatore sessuale nella Butterfly? E con gli schiavi neri di Aida che danzano agitando ventagli di piume? «Ecco, qui non ci sono, le danze sono state cancellate, la marcia trionfale è la vestizione di Amneris, la sua eccitazione d’amore per Radames, con mimi che, in un messaggio di pace, fanno un viaggio nella storia tra guerre e sottomissioni. Aida e Amonasro hanno un doppio rappresentato da marionette, il Canale di Suez è pieno di cadaveri di gente sfruttata». Ci sono raffigurazioni di dipinti di Virginia Chihota un’artista dello Zimbabwe che vive in Etiopia, sconosciuta ai più. Bisogna stare alla larga dai talebani, concorda Mariotti: «Io, juventino, mica dovrò dire biancoscuro?».