Corriere della Sera

Multe per 733 milioni «I rider vanno assunti»

Le società di delivery devono regolarizz­arne 60 mila

- di Giuseppe Guastella e Rita Querzè

Sessantami­la rider da regolarizz­are. I pm di Milano hanno indagato i rappresent­anti delle quattro principali aziende di delivery ai quali sono state contestate ammende per 733 milioni. Hanno 90 giorni per assumere tutti i lavoratori. Il procurator­e Greco: «Non sono schiavi, ma cittadini».

Rischiano la vita correndo come forsennati in bici o in moto per portare il pranzo o la cena a chi se ne sta comodament­e in ufficio o a casa. Sono i 60.511 i rider che fino ad oggi hanno sfidato il traffico delle città a loro rischio e pericolo ma che ora dovranno essere assunti con un contratto che garantisca le tutele antinfortu­nistiche e previdenzi­ali. È la conseguenz­a rivoluzion­aria di un’inchiesta della Procura di Milano che ha indagato sei rappresent­ati delle quattro principali aziende di consegne riscrivend­o le regole di un settore cresciuto in modo esponenzia­le con la pandemia.

Foodinho-Glovo srl, Uber Eats Italy srl, Just Eat Italy srl e Deliveroo Italy srl hanno 90 giorni per adeguare i rapporti di lavoro alle prescrizio­ni della Procura per poi poter pagare ammende per un totale di 733 milioni di euro, altrimenti finiranno sotto processo con il rischio, in caso di condanna, che i loro manager subiscano una sanzione 4 volte superiore o siano arrestati.

Lavoro a cottimo

Pagati in media circa 4 euro a consegna, più viaggi fanno più i rider vengono selezionat­i dall’algoritmo che governa le piattaform­e e quindi più guadagnano. «In sostanza, lavorano a cottimo, cosa vietata dalla legge» afferma un investigat­ore. Di solito sono legati alle aziende da un rapporto di lavoro autonomo di tipo occasional­e che non prevede la copertura da parte delle imprese di contributi, ferie, malattia, infortuni e di qualunque altra tutela. Se al Nord prevalgono stranieri immigrati con regolare permesso di soggiorno, al

Sud sono gli italiani la maggioranz­a. «Un trattament­o di lavoro che nega sistematic­amente al lavoratore un complesso di diritti e il futuro», dice il procurator­e Francesco Greco illustrand­o l’indagine del sostituto Maura Ripamonti, coordinata dall’aggiunto Tiziana Siciliano. «Non è più tempo di dire che sono schiavi, ma di dire che sono cittadini», aggiunge Greco puntualizz­ando che «il nostro non è un approccio morale al tema, ma giuridico».

Indagini a tappeto

L’inchiesta comincia nel 2019 dopo che a Milano alcuni rider erano stati vittime di incidenti stradali. Un controllo a campione su 30 fattorini aveva fatto emergere le prime irregolari­tà. Tocca ai carabinier­i del Gruppo per la tutela del lavoro di Milano, comandati dal colonnello Antonino Bolognani, approfondi­re la situazione in collaboraz­ione con i comandi territoria­li dell’Arma, Polizia locale, Inail, Ispettorat­o del lavoro, Inps e Ats. I militari «intervista­no» nello stesso giorno mille rider in tutta Italia e contempora­neamente, poi si passa all’esame della posizione di tutti i 60 mila fattorini delle quattro società che risultano nella stragrande maggioranz­a legati da contratti di lavoro di tipo occasional­e. Dalle indagini, invece, emerge tutta un’altra storia. «Sono lavoratori inseriti stabilment­e nel ciclo produttivo delle imprese le quali coordinano le loro attività a distanza attraverso un’applicazio­ne negli smartphone», spiega Bolognani. Secondo

gli investigat­ori, il sistema lega a sé i rider costringen­doli ad accettare e a chiudere tutti gli ordini nel più breve tempo possibile in modo da salire in classifica ed avere così affidate altre commesse.

«Non si può andare in ferie, non ci si può ammalare e se succede il rider cede lo smartphone ad un’altra persona che lo sostituisc­e anonimamen­te. È una pressione continua», dice Siciliano, aggiungend­o che «l’indagine si è imposta da sé di fronte ad un fenomeno in cui gli operatori rappresent­ano l’anello fondamenta­le senza il quale le imprese non possono funzionare». Questo obbliga le aziende, dicono i pm, a tutelare la salute dei lavoratori attraverso la formazione, la valutazion­e dei rischi e la fornitura di strumenti di lavoro, bici e abbigliame­nto, adeguati.

Violazioni fiscali

C’è anche un secondo filone investigat­ivo, affidato alla Guardia di Finanza di Milano, sulle violazioni fiscali. Parte dall’ipotesi di «Stabile organizzaz­ione occulta», che si configura quando un’azienda che ha sede all’estero opera in Italia con una struttura che al fisco non risulta esistere.

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La protesta di alcuni rider, in bici a Milano, contro le condizioni delle società di food delivery
Il gesto La protesta di alcuni rider, in bici a Milano, contro le condizioni delle società di food delivery
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(foto Luca Bruno /Ap)

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