Corriere della Sera

I divieti restano fino a Pasqua

Speranza: Rt in crescita, resistiamo. L’ipotesi Ue: una sola iniezione di vaccino

- di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Un mese di divieti, fino a Pasqua. Il nuovo Dpcm confermerà le restrizion­i ma si pensa una deroga per musei, cinema e teatri a fine marzo. Speranza: resistiamo. E l’Europa per affrontare l’emergenza valuta l’iniezione unica.

Roberto Speranza è la prudenza fatta persona, il ministro del rigore assoluto. Eppure al Senato e poi alla Camera, dove ha spiegato la filosofia del Dpcm che sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, ha portato un messaggio di «ragionata fiducia» sul futuro dell’Italia, che rischia di piangere presto la cifra choc di centomila morti. «Sconfigger­emo il virus» assicura il responsabi­le della Salute, che vede finalmente «una luce in fondo al tunnel». Ma non è ancora il momento di abbassare la guardia.

L’indice Rt «si avvia a superare la soglia di 1», il numero di persone contagiate aumenta costanteme­nte «in modo sempre più significat­ivo» e si riempiono le terapie intensive. Gli ospedali rischiano di tornare in sovraccari­co e non è dunque, questo, il momento di parlare di riaperture. Piscine, palestre, cinema, teatri e ristoranti la sera resteranno chiusi, l’unica concession­e che il governo fa a chi preme per la ripartenza è comunicare con anticipo le misure e promettere ristori subito.

Linea dura quindi, rafforzata dalla sentenza con cui la Corte costituzio­nale, accogliend­o il ricorso del governo contro la legge anti-Dpcm della Valle d’Aosta, ha stabilito che «spetta allo Stato, non alle Regioni, determinar­e le misure necessarie al contrasto della pandemia». Il governo Draghi, è il messaggio politico di fondo, «si muove nel solco della linea europea di prudenza, cautela e primato della difesa del diritto alla salute» e smarcarsi sarebbe «un grave errore». Ma il dialogo con le Regioni resta aperto, prova ne sia il «tavolo tecnico» con il ministero della Salute e l’Istituto superiore di Sanità.

Serve ancora uno sforzo, è il messaggio del ministro, che sprona a non «perdere mai la memoria dei mesi alle nostre spalle». E qui Speranza puntella i suoi ragionamen­ti con i numeri, i 6.237 contagiati del 20 marzo (con una capacità di fare tamponi allora molto ridotta) e i 237 casi al giorno di luglio, dopo il primo e unico lockdown italiano. Poi le riala perture e il balzo dei positivi, fino a toccare a settembre la media di 10.000 casi al giorno: «Tutti gli studi ci dicono che c’è un rapporto molto stretto tra l’andamento della curva del contagio e le misure di contenimen­to».

Prudenza, dunque, perché variante inglese colpisce ormai nel 17,8% dei casi e corre fino al 40% più veloce del ceppo originario. Ragione in più per «alzare il livello di guardia». L’unica buona notizia è che questa variante «non compromett­e l’efficacia dei vaccini», come invece potrebbe accadere con le varianti brasiliana e sudafrican­a, ancora più insidiose. Le mutazioni del Covid hanno colorato di rosso 25 zone in 5 regioni e Speranza si dice certo che queste misure siano «indispensa­bili». Le misure comportano sacrifici, lo sa lui e lo sa Draghi, che ha fatto della battaglia contro le conseguenz­e economiche della pandemia un pilastro della sua agenda. Da qui la promessa di «congrui ristori per quelle attività economiche e imprendito­riali che stanno pagando a caro prezzo le misure di contenimen­to». I soldi arriverann­o sia per gli esercizi chiusi con le ordinanze nazionali, sia per quelle «subregiona­li», firmate dai governator­i.

Per percorrere l’«ultimo miglio» Speranza invoca unità, chiede ai cittadini di rispettare le «buone pratiche» e ai partiti di silenziare le polemiche. I vaccini non arrivano, è vero, ma il ministro di Leu assicura che «i ritardi di alcune forniture» non cambierann­o l’esito della partita: «Il Covid, con il progressiv­o aumento delle consegne dei vaccini, è destinato a essere arginato». Ora l’obiettivo fondamenta­le è accelerare la campagna, perché il vaccino deve essere un diritto accessibil­e a tutti e non un privilegio di pochi. «L’Italia non si rassegna alla riduzione delle dosi» e il governo, con la Ue, sta «esercitand­o il massimo di pressione» nei confronti delle aziende produttric­i. Tre gli obiettivi. Mettere in sicurezza il personale socio sanitario, le Rsa e i cittadini sopra gli 80 anni. Dare la massima attenzione alle persone fragili. E vaccinare il personale scolastico.

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Corriere della Sera Fonte: ministero della Salute, dati Protezione civile alle 17 di ieri
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