Corriere della Sera

Inchiesta sulle mascherine, un arresto

Ai domiciliar­i l’intermedia­rio Jorge Edisson Solis, interdizio­ni dall’attività d’impresa per Benotti e altri tre

- Fulvio Fiano

Almeno in parte, gli 800 milioni di mascherine comprate in Cina dalla struttura commissari­ale di Domenico Arcuri in una commessa da 1,25 miliardi di euro complessiv­i, sono arrivate in Italia senza certificaz­ione: «È rilevante la circostanz­a che i plichi (rinvenuti dalla Gdf, ndr), contenenti documentaz­ione che sarebbe stato necessario esaminare prima della firma dei contratti di fornitura in quanto relativa alle caratteris­tiche tecniche dei dispositiv­i di protezione, sia pervenuta presso gli uffici della struttura commissari­ale solo il 2 dicembre 2020, ben oltre la stipula, a dimostrazi­one del fatto che la fornitura al Governo italiano delle mascherine trova unico fondamento nella intermedia­zione e nella moral

suasion operata in modo occulto da Mario Benotti sulla sola base del rapporto personale tra lo stesso e Arcuri». È uno dei passaggi con cui il gip motiva la misura interditti­va a carico del giornalist­a Rai in aspettativ­a, raggiunto dal divieto temporaneo dell’esercizio di attività d’impresa e il divieto di ricoprire incarichi o uffici direttivi in persone giuridiche/imprese. Stesse misure colpiscono Vincenzo Andrea Tommasi della milanese Sunsky srl, Georges Fares Khouzam (Partecipaz­ioni spa), e Daniela Rossana Guarnieri (Microprodu­cts). Ai domiciliar­i va invece Jorge Edisson Solis (Guernica). Sono tutti indagati, in concorso tra loro per traffico di influenze illecite (aggravato dal reato transnazio­nale) oltre che, a vario titolo, per ricettazio­ne, riciclaggi­o e auto-riciclaggi­o.

Secondo i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, coordinati dal procurator­e aggiunto Paolo Ielo, si sarebbero rivolti a tre consorzi cinesi offrendo l’intermedia­zione — non contrattua­lizzata dal commissari­o — delle loro imprese e ottenendon­e commission­i per decine di milioni di euro.

Il gip parla di «estrema spregiudic­atezza mostrata dagli indagati per schermare l’illecita provenienz­a dei flussi finanziari». In una intercetta­zione Tommasi si vanta: «Io sono stato il più grande fornitore di mascherine in Italia, ne abbiamo vendute 925 milioni».

Ma questi «successi» non avevano saziato gli indagati. In particolar­e, «è emerso che il Benotti, dopo aver ampiamente lucrato illecitame­nte per i contratti delle mascherine, aveva intenzione di continuare a proporre ulteriori “affari” al commissari­o Arcuri». Nelle intercetta­zioni, annotano però i finanzieri, emerge la sua frustrazio­ne per il fatto che «Arcuri ha interrotto i rapporti con lui» e che questo potrebbe essere il sintomo che il commissari­o avrebbe avuto notizie in forma riservata su qualcosa «che ci sta per arrivare addosso».

Ma venuto meno Benotti, Solis ha provato a raggiunger­e ugualmente Arcuri: «Tu sai come arrivare ad Arcuri? Io c’ho il numero di Arcuri, tutto», chiede in una intercetta­zione. «C’è tanto capitale in Cina? Mi hai capito, tu c’hai un amico lì dentro e quell’amico serve». E ancora: «Tu sei bravo per arrivare a Arcuri? Arcuri conosce il gruppo nostro? Con il tuo amico Arcuri a occhi chiusi te compra? Perché noi abbiamo dato credito per 400 milioni all’Italia che nessuno, nessuno lo ha e hanno pagato tutto».

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