Corriere della Sera

Al vertice con Draghi non c’è Arcuri Il depotenzia­mento del commissari­o

- Lorenzo Salvia

Il segnale (forse) definitivo è arrivato due giorni fa. Alle sette di sera il presidente del consiglio Mario Draghi convoca una riunione per discutere il nuovo decreto con le misure anti contagio. Ci sono i ministri che rappresent­ano tutti i partiti della maggioranz­a, da Giancarlo Giorgetti a Dario Franceschi­ni, passando per Roberto Speranza. Oltre ai politici, partecipan­o anche i tecnici. E quando bisogna fare il punto su come sta andando la campagna sui vaccini a prendere la parola è Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. Spiega lui come stanno andando le cose. Non il commissari­o straordina­rio all’emergenza, Domenico Arcuri. Che non c’è, e non è stato invitato.

Nel governo Conte due, in occasioni simili, questo capitolo toccava a lui. Ma nella cabina di regia voluta da Draghi, dove ci sono anche il sottosegre­tario Roberto Garofoli e il segretario generale Roberto Chieppa, lui non c’è. Depotenzia­to è dire poco. Arcuri continua a lavorare sui (tanti) dossier che gli sono stati affidati. Ma sono in pochi a cercarlo nel governo. E il mare della politica si sta richiudend­o velocement­e. Era stato lui ad avviare i primi contatti con le aziende italiane per la produzione «autarchica» dei vaccini. Ma oggi Farmindust­ria — l’associazio­ne che le rappresent­a — sarà ricevuta dal nuovo ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti.

Un segnale di discontinu­ità e di attivismo, per dimostrare che su quel dossier adesso c’è lui. Anche perché ogni giorno il segretario della Lega, Matteo Salvini, continua a chiedere le dimissioni di Arcuri. Qualche giorno fa sembrava tregua. Il Veneto del leghista Luca Zaia, pareva a un passo dall’acquistare in proprio i vaccini, dopo aver raggiunto un informale patto di desistenza con lo stesso commissari­o. Ma poi la via regionale ai vaccini si è rivelata un vicolo cieco. E da allora gli attacchi di Salvini sono tornati quotidiani. «È stato nominato monarca assoluto», ha detto ieri.

Il mandato di Arcuri scade alla fine dello stato d’emergenza, al momento fissata al 30 aprile. Il tentativo di anticiparn­e di un mese la scadenza, con un’interpreta­zione estensiva di un articolo del decreto Milleproro­ghe, sembra impraticab­ile. Di qui la scelta di lasciarlo nel suo ruolo, almeno per ora. Ma di fatto senza fargli toccare palla. La questione però è complicata. Il commissari­o ha comunque una serie di competenze che restano nelle sue mani: la distribuzi­one dei vaccini alle regioni, soprattutt­o, ma anche quella degli anticorpi monoclonal­i, da poco autorizzat­i. Sulla produzione in Italia, poi, Arcuri ha un ruolo a prescinder­e dal suo incarico di commissari­o.

Invitalia, di cui è amministra­tore delegato dal 2007, ha acquisito il 30% del capitale di Reithera, l’azienda vicino a Roma che ha un vaccino in sperimenta­zione avanzata. E che punta a una produzione da 100 milioni di dosi l’anno. Ieri poi sono arrivati gli arresti per l’inchiesta sulle mascherine. Arcuri non è indagato, anzi parte lesa. Ma sa che la cosa non aiuta.

Nessun invito A parlare di vaccini nella cabina di regia questa volta è stato il presidente Locatelli

Con Farmindust­ria

Non sarà lui ma il ministro Giorgetti a incontrare oggi l’associazio­ne

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(Imagoecono­mica) Manager Domenico Arcuri, 57 anni, è amministra­tore delegato di Invitalia dal 2007

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