Non soltanto intelligence Un consigliere per Draghi sulle nuove tensioni sociali
L’incontro con il premier subito dopo l’insediamento
Mario Draghi s’è insediato alla guida del governo sabato 13 febbraio, giorno del primo Consiglio dei ministri. Poi è trascorsa la domenica e lunedì 15 ha convocato il capo della polizia Franco Gabrielli. Uno dei primi incontri nell’agenda del premier, in cui s’è discusso di temi e problemi legati alla sicurezza e all’ordine pubblico, in un Paese in cui molte vicende legate ai Servizi segreti e alle tensioni sociali hanno segnato la storia nazionale. Questioni di prim’ordine, quindi; tanto più in tempi di crisi sanitaria ed economica.
Da quel colloquio ha preso forma l’idea di trasferire Gabrielli dal Viminale a Palazzo Chigi, al fianco del presidente del Consiglio. Come autorità delegata agli 007, secondo quanto previsto dalla legge, ma anche nelle vesti di consigliere sui problemi della sicurezza. Una sorta di inedito doppio incarico, insomma, per un funzionario dello Stato che nella sua carriera ha sempre curato e privilegiato questi aspetti: da investigatore dell’antiterrorismo e di quella che un tempo si chiamava «polizia politica» alla guida del Sisde, il vecchio Servizio segreto civile; dal ruolo di prefetto in città diverse come L’Aquila e Roma al vertice della Protezione civile, fino al ruolo di capo della polizia, responsabile del Dipartimento della pubblica sicurezza.
Ora arriva un ulteriore cambio di poltrona che da un lato lo riporta all’interno dell’intelligence, dov’era stato tra il 2006 e il 2008, e dall’altro lo colloca al fianco del capo del governo nella gestione di eventuali emergenze, ma pure sui temi più o meno ordinari connessi al comparto nel quale ha sempre lavorato. Un tecnico che ben conosce il mondo della politica accanto a un altro tecnico (di tutt’altro settore) chiamato a guidare un esecutivo che intende mantenere la qualifica di «governo politico». Già nel 2012, Mario Monti aveva affidato la delega ai Servizi a un ex capo della polizia come Gianni De Gennaro, che però nel frattempo era transitato al Dis, l’organismo di coordinamento tra Aisi e Aise; stavolta però il campo d’azione del neo-sottosegretario sembra allargarsi. E diventa ancora più importante in un periodo in cui il disagio sociale provocato dalla diffusione del Covid che si fatica ad arginare, e dalla conseguente crisi economica finora contenuta da provvedimenti tampone ed emergenziali, sembra sempre sul punto di esplodere.
Già in passato — durante il lockdown della primavera scorsa, e successivamente con le misure restrittive dell’autunno — ci furono episodi che fecero temere per la tenuta dell’ordine pubblico. Con relative infiltrazioni a vari livelli. E in quelle occasioni Gabrielli ha sempre cercato di coniugare la necessità di controllare le piazze con l’esigenza di comprendere le ragioni delle lamentele o delle mobilitazioni. Tanto più di fronte alle reali difficoltà di intere categorie di lavoratori. Nei costanti contatti con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, il capo della polizia non ha mai smesso di raccomandare interventi e indennizzi (effettivi) in grado di
I rischi legati al disagio provocato nel Paese dalla diffusione del Covid
prevenire disordini che sarebbe stato complicato fronteggiare o reprimere.
Poi gli scontri sono arrivati ugualmente, in autunno, con la nuova ondata della pandemia e le ulteriori restrizioni. In molti casi fomentati da chi con i veri motivi delle proteste aveva poco a che fare. «Non si escludono da parte di gruppi estremisti, ovvero di categorie di facinorosi, tentativi di strumentalizzazione che potrebbero orientare il malumore dei settori economici maggiormente colpiti verso forme più incisive e violente di manifestazione», scriveva Gabrielli a questori e prefetti d’Italia il 26 ottobre 2020. E si raccomandava: «La complessiva strategia di tutela dell’orine pubblico e della sicurezza collettiva postula, in fase preventiva, l’esigenza di conferire maggior impulso all’attività informativa volta a intercettare i segnali di disagio sociale cui andrà riconnessa la massima attenzione».
Subito dopo veniva sottolineata la necessità di un’azione di polizia «sempre improntata a criteri di proporzionalità, in una prospettiva di bilanciamento tra il diritto di manifestare, l’esigenza di salvaguardia della salute collettiva e la necessità di contrastare con rigore atti di violenza». Sono criteri che possono essere traslati anche nelle nuove funzioni di un sottosegretario che si occuperà di Servizi segreti, ma non solo.
La designazione di un’autorità delegata alla sicurezza nazionale da parte del presidente del Consiglio era diventata uno dei punti su cui s’è consumata la crisi del governo Conte 2. Matteo Renzi (ma anche altri, sia pure con minore nettezza) contestava all’ex premier di aver tenuto tutto per sé nei quasi tre anni trascorsi a Palazzo Chigi. Ma la delega è una facoltà concessa dalla legge, non un obbligo, e solo sul traguardo della sua esperienza governativa Conte l’ha esercitata designando l’ambasciatore Piero Benassi. Era il 21 gennaio. Un mese dopo arriva Gabrielli.