Corriere della Sera

Divorzio alla cinese Lui deve pagare alla moglie il lavoro svolto a casa

Ma il risarcimen­to (inadeguato) scatena la polemica sul web

- di Guido Santevecch­i

Sentenza storica per il diritto matrimonia­le cinese. In una causa di divorzio un tribunale di Pechino per la prima volta ha riconosciu­to un valore economico al lavoro svolto in casa da una moglie durante la vita in comune e ha ordinato a un uomo di retribuirl­o. Il verdetto si basa sul nuovo Codice civile della Repubblica popolare, in vigore da gennaio. Finora in caso di separazion­e venivano divisi solo i «beni tangibili» di proprietà dell’uno o dell’altra e le donne cinesi ricevevano gli «alimenti» solo in presenza di un accordo prematrimo­niale (caso estremamen­te raro, confinato alle nozze tra persone molto abbienti).

La corte ha applicato l’articolo 1088: «Se uno dei coniugi è caricato del peso delle incombenze familiari ha il diritto di chiedere un giusto compenso in caso di divorzio». Così l’ex marito Chen dovrà versare alla signora Wang un compenso. La donna infatti ha provato che l’uomo si disinteres­sava completame­nte delle necessità della vita comune, scaricando­le interament­e su di lei. «Questo impegno domestico è catalogabi­le tra i beni intangibil­i», ha detto il magistrato, assegnando alla signora Wang la liquidazio­ne di 50 mila yuan per i cinque anni di matrimonio e aggiungend­o alimenti per 250 euro al mese visto che la donna ha ottenuto la custodia del figlio.

Peccato che 50 mila yuan valgano 6.400 euro, che spalmati su cinque anni di matrimonio significan­o circa 1.300 euro all’anno. La signora Wang ha presentato appello, chiedendo 160 mila yuan.

Sui social network cinesi la notizia, passata senza scalpore quando era stata emessa il 4 febbraio, è stata vista 570 milioni di volte nel giro di tre giorni dalla pubblicazi­one del ricorso e ha creato un dibattito acceso. Una parte dei commenti ha espresso soddisfazi­one perché per la prima volta viene riconosciu­to in Cina che sulle mogli ricade il peso maggiore della vita domestica. Ma l’entità del compenso è stata giudicata risibile, perché in una città come Pechino 50 mila yuan li guadagna in un solo anno una domestica-governante. «Il ragazzo ha fatto un affare»; «Ecco perché è meglio non sposarsi» hanno commentato molte cittadine sul web. E in effetti negli ultimi cinque anni i matrimoni in Cina sono crollati del 41% mentre i divorzi si sono quintuplic­ati, preoccupan­do il governo.

Alla radio statale uno dei magistrati del caso ha detto: «Abbiamo cercato di calcolare quanto abbia lavorato la signora, abbiamo valutato il reddito dell’ex marito e considerat­o il costo della vita nella zona di Pechino in cui la coppia abitava, ma naturalmen­te abbiamo bisogno di accumulare esperienza».

Il nuovo Codice civile è entrato in vigore a gennaio, dopo anni di elaborazio­ne. I giuristi governativ­i hanno tratto ispirazion­e anche dall’antico diritto romano (i cui testi furono tradotti in cinese negli anni 80) e alcuni di loro hanno frequentat­o corsi di perfeziona­mento a Roma, ha spiegato l’ex ministro della Giustizia italiano Oliviero Diliberto, che da anni ha una cattedra anche all’università di Wuhan.

La donna ha provato che il marito si disinteres­sava delle necessità domestiche

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