Tendenza Color-block
Da Fendi, Cucinelli e N°21 vince la monocromia. Abiti, cappotti, completi pratici, per mattina e sera
Ricomincia dal Colorblock la nuova avventura di Fendi, firmata Kim Jones, l’inglese che ha preso il posto di Karl Lagerfeld. Idealmente un pagina bianca sulla quale scrivere un nuovo capitolo di questa storia che sa di donne e arte e Roma. Dalla città eterna le mille sfumature dei toni del marmo e di certi tramonti. Dall’heritage la lavorazione di pelle e pellicce. Dalla famiglia l’iconicità di quattro generazioni femminili al comando che Jones eleva al ruolo di muse. Donne impegnate (lavorativamente e intellettualmente) come Silvia Venturini Fendi e sua figlia Delfina Delettrez, entrambe coinvolte nella direzione creativa degli accessori (lanciata la nuova Fendi First) e dei gioielli. A loro, dice lo stilista, ha pensato nel tagliare abiti e cappotti e completi pratici e desiderabili, perfetti da mattina a sera. La funzionalità come karma, l’eleganza come attitudine. Poi il segno di Karl, indelebile nel monogramma Karligraphy intagliato, ricamato, riprodotto persino sulle calze o «elevato» a tacco. Un esordio onesto, in ascolto dell’esigenze delle donne di oggi.
In Color-block, dunque, oltre l’ostacolo, per arrivare a un futuro vicino: «Sono certo che queste sono le ultime sfilate digitali», dice Brunello Cucinelli poco prima di mandare online la sua prima volta in calendario. Video da Solomeo, angolo di pace e bellezza e ottimismo. La collezione è un omaggio allo spirito del luogo: la maglieria che è il brand, i colori neutri che sono la certezza, e il confort come eleganza. Cappotti e piumini e tailleur di cashmere o mohair nei toni dei grigi, bianco e pastello. Tocchi di manualità d’altri tempi (borse all’uncinetto) e femminilità forte (pantaloni maschili o gonne dagli spacchi generosi) la ricetta per ricominciare a vivere una vita normale. Fatta di giorno e di sera. Considerazione dalla quale parte anche Alberta Ferretti per imporre una sua visione mai così pragmatica e matura: un lavoro di sottrazione (linee essenziali), dedizione al meglio (materiali e lavorazioni) e ricerca di rassicurazioni (capi protettivi): cappotti, tute, poncho, pantaloni da lavoro (in denim o pelle), gonne a pieghe e dolcevita. La video-riflessione di Angela Missoni è un «cortissimo» girato al Forum di Assago che è un punto e a capo senza dimenticare. La stilista ha vestito le modelle con un guardaroba mix&match di tutti i capi disegnati nel 2020 per il 2021: un gioco divertente di rimandi fra estate e inverno, leisure e sera. Così all’eleganza di plissé in lurex, giacche in zig zag, paletot avvolgenti ecco jogging di pelle e maglia, felpe, ciclisti. Un Missoni doc e versatile.
Alessandro Dell’Acqua ritrova per la sua N°21 il senso dell’erotismo di una certa borghesia eccentrica. Le Polaroid «peccaminose» dell’architetto torinese Carlo Mollino ad ispirarlo, un viatico per riprendere una strada che lo stilista conosce bene: dagli abiti di frange di chiffon indossati con le calze velate al tre pezzi di double di cashmere fatto dal paletot, la gonna pencil e un sensuale reggiseno balconcino pushup. E ancora le vesti per bene di crepes con colletto e fiocco ma così corte da rischiare la censura mai così benedetta. Daniel Del Core sceglie, unico, di sfilare live al suo debutto.Tanta l’attesa per via del curriculum (ex Versace, Dolce & Gabbana e Gucci), dell’età, 32 anni, e dell’intraprendenza supportata da un anonimo e generoso investitore. Gioco forza è la specializzazione in «red carpet» che ci sta, ma i cenni haute couture di tagli e volute, distraggono dalle buone intenzioni di raccontare qualcosa di nuovo e fresco.