La nuova bellezza funzionale Combat boot per fuggire su Marte
Herno e il nylon che si decompone in cinque anni. «In Italia siamo i più avanti»
Dopo un anno trascorso a casa i designer pensano a una moda che concili sogno e realtà. La bellezza funzionale e inaspettata per Massimo Alba è un cappotto in una texture maschile come il Principe di Galles, ma sovratinto giallo-curcuma che lo rende pezzo unico. «La moda ha sempre rappresentato un senso di appartenenza, una tribù: preferisco immaginare che sia legata a un sentimento, a un’attitudine». Da Herno, Claudio Marenzi riscalda l’inverno con cappotti in lana italiana animal friendly. Nella versione femminile di Herno Globe, il nylon dei piumini è creato con poliammide derivato dalle discariche. Si decompone in cinque anni contro i 50 del comune nylon. «Dal punto di vista di sistemi e processi di riciclo noi italiani siamo i più avanzati. La sostenibilità diventerà un nontema. Va perseguita, punto», spiega l’imprenditore, che punta sui colori naturali, per evitare le tinture. Il momento è molto particolare. «Bisogna essere flessibili e persino contradditori per accontentare da un lato il consumatore globale dell’e-commerce e dall’altro quello di prossimità dei negozi di provincia tornati importanti. Occorre reinventarsi la filiera, modificare la tempistica degli acquisti. I fornitori vanno messi in condizione di aggiornarsi». Simonetta Ravizza s’ispira allo stile senza tempo di Jane Birkin. C’è anche il suo cestino di vimini accanto al piumino di montone o lana di Visso (Loro Piana), il blazer di montone stampa-giraffa portato con la camicia in chiffon e lo short in maglia. Il made in Italy riparte dall’orgoglio dei distretti. Lo sporty chic di Les Copains, interpretato da Yossi Cohen, è la maglia a righe oppure quella lavorata in doppio, il blazer di panno marina sull’abito di chiffon «con le stampe realizzate in esclusiva con il fornitore comasco». Accanto al blu, rosa bounganville, giallo, verde.
Cristina Parodi racconta Crida, il brand creato con l’amica Daniela Palazzi: l’abito come punto di riferimento del guardaroba che risolve ogni occasione «e ci fa ritrovare il fascino sottile dell’eleganza, dopo tante tute». «Non facciamo pantaloni – dice Parodi – l’idea è di sottolineare la femminilità e creare capi che ci riescono bene». La collezione a chilometro zero nasce nel distretto di Bergamo. L’abito verde Levanto ha un taglio a sorpresa sulle maniche importanti. Lo chemisier Aviano in gabardina di lana ha un taglio austero come le divise.
Chiara Boni presenta la capsule leisure. «Pezzi semplici e abbinabili nei tipici tessuti Sensitive»: la tuta in lurex dorato con il pantalone palazzo, la variante nelle stampe trompe l’oeil: gessati, check. «Comprare meno e di valore» è il pensiero con cui nascono le maxi-chain di Bulgari, ispirate al gioiello Anni 70 del brand, «per renderle ancora più confortevoli, da indossare sempre». Cesare Santoni mostra i sandali e i boot peso piuma che decorano il piede con nodi, drappeggi, onde. La borsa Furla «Portagioia» in edizione limitata è già in vendita nello store di piazza Duomo e sulle-commerce. «Questo momento ci ha cambiati — dice Giuseppe Zanotti — le emozioni e la forza che mettevamo in un tacco le abbiamo riservate ai combat boot, lucido e opaco, leggerissimi per fuggire su Marte e alle ciabatte, di pelliccia, per sentirsi belli sul divano».
Le borse maxi chain, pezzi di valore, comode da indossare con semplicità