Capiamo la lingua dei numeri per decifrare il nostro mondo
Scienza Il saggio di Andrew C.A. Elliott edito da Raffaello Cortina sulla matematica applicata al quotidiano
«Quando, nel dibattito pubblico, si scontrano opinioni diverse, spesso i numeri vengono usati come arma, a volte come elemento di una sana discussione ma, molto spesso, anche come arma di distrazione. Capire da dove vengono i numeri e che cosa significano può aiutarci a dare un senso a tali discussioni e permetterci di giudicare se le tesi sostenute si riferiscono a una realtà superficiale o profonda». Così Andrew C.A. Elliott in È grande questo numero? (Raffaello Cortina Editore), un saggio che, come tiene a precisare più volte l’autore, non è un libro di matematica ma aiuta a familiarizzare con i numeri , soprattutto quelli grandi, «raccontandoli».
La premessa è che noi, per natura, sappiamo «non contare» fino a quattro, nel senso che non abbiamo bisogno di farlo fino a che le unità con cui abbiamo a che fare non superano questo limite (per inciso, sanno farlo anche i corvi). Da lì in poi dobbiamo cominciare a escogitare strategie per gestire l’informazione. Eliott parte da numerosità facilmente addomesticabili per arrivare fino al calcolo combinatorio, che permette di affrontare problemi di dimensioni inconcepibili, passando attraverso esempi di ogni tipo che attingono alla nostra esperienza quotidiana e alle nostre curiosità intellettuali: dalla misurazione dell’ambiente e degli oggetti intorno a noi, a quelle dell’energia, a quelle astronomiche, nel senso proprio di distanze e dimensioni dell’universo.
Un viaggio attraverso i numeri lungo il quale si viene condotti senza che venga quasi mai chiesto lo sforzo di fare un calcolo o risolvere un’equazione: impresa non da poco dato l’argomento. Una lettura gradevole e scorrevole, inframmezzata da quiz per «testare» la capacità di impadronirsi delle diverse grandezze attraverso confronti e strategie. Pagine che però non hanno solo valore di «passatempo» intellettuale perché avviano a una riflessione tutt’altro che banale sull’analfabetismo numerico da cui la maggior parte di noi è affetto, che ha ricadute sostanziali non solo su un’astratta cittadinanza scientifica ma anche sulla cittadinanza in senso stretto, perché capire che cosa significa davvero Pil, o deficit pubblico permette di giudicare con maggior consapevolezza l’operato di chi ci governa. Per non parlare delle ricadute pratiche che può avere il saper «far di conto» quando si accende un mutuo se non ci si vuole «scottare».
A proposito di soldi, il testo è costellato di riferimenti storici sulle unità di misura all’origine anche delle diverse monete: con vicende a volte decisamente sorprendenti.
Per esempio che cosa c’entrano la lira e il segno zodiacale della Bilancia? Non un romanzo ma certamente un racconto, che attinge anche a vicende personali di personaggi famosi che aiutano a capire come funziona il nostro cervello quando conta, o perlomeno ci prova. Per esempio il fisico Richard Feynman riusciva a contare mentalmente fino a 60 sempre nello stesso tempo anche provando a interferire di proposito, in vari modi, con il suo tentativo, fino a che scoprì che non ce la faceva se doveva contare contemporaneamente i pezzi di biancheria da mandare a lavare, in particolare i calzini. Dal canto suo, lo statistico John Tukey sosteneva che leggere e contare contemporaneamente fosse impossibile, mentre riteneva che contare mentalmente parlando ad alta voce fosse semplice. Ma il libro ha un merito sopra tutti gli altri: spiega con semplicità che cosa sono i logaritmi. E pensare che a scuola sembravano così difficili da capire…