Da Sibilia a Borgonzoni Le gaffe (e le sparate) dei nuovi sottosegretari
E il leghista Sasso confonde Dante con Topolino
Chissà se Carlo Sibilia, sottosegretario all’Interno, quando incontrerà il premier Mario Draghi gli chiederà scusa per quel tweet dell’11 febbraio 2017 in cui — oltre a dargli del «bankster» (crasi, azzardata, di «banker» e «gangster») — scriveva «andrebbe arrestato». O se Nicola Molteni, anche lui sottosegretario all’Interno, alla prima riunione con il ministro Luciana Lamorgese derubricherà a «scontro politico» il post su Facebook (2 settembre 2020) in cui la scritta «Bocciata» campeggiava a caratteri cubitali sulla foto della titolare del Viminale con cui ora deve lavorare.
Quel che è certo è che la nuova squadra di sottogoverno (39 tra viceministri e sottosegretari) costringerà alcuni a spericolate inversioni a Uo clamorosi dietrofront. La senatrice Stefania Pucciarelli, tanto per dirne una, sarà sottosegretaria al ministero della Difesa guidato dal pd Lorenzo Guerini. E fu proprio il Pd a scagliarsi contro di lei quando — durante il governo Conte I — fu nominata presidente della Commissione diritti umani. Il motivo? Un like a un commento su Facebook sul «forno» (crematorio) da dare agli stranieri invece della casa popolare. Pochi giorni dopo, la precisazione: «Il mio like è frutto di distrazione, non ho letto interamente il contenuto del commento. Mi scuso e prendo le distanze da simili affermazioni». Nessun dietrofront, invece, sul post con la foto di una ruspa che abbatte un campo nomadi e un video in treno: «Unica italiana in un vagone di stranieri privi di biglietto. Grazie Pd. Grazie Renzi. Grazie 5S». Magari il tenore dei post cambierà, ora che si ritrova in un governo sostenuto da Pd, renziani e grillini.
Anche perché a tutti i componenti del governo il premier Mario Draghi ha chiesto cautela. Quella che mancò a Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, quando dopo l’attentato di Beirut si affrettò a mandare via Twitter «un abbraccio agli amici libici», ultimo di una serie di scivoloni (il 5 luglio 2019 scrisse «non abbiamo una tradizione coloniale»; poi dichiarò che il governo aveva «interrotto l’asse franco-tedesco», salvo ritrovarsi con la tedesca Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea e la francese Christine Lagarde a capo della Bce).
Dando per scontato che la viceministra all’Economia Laura Castelli non si rivolgerà a Draghi come fece con l’ex ministro Carlo Padoan (lui che cercava di spiegare tecnicamente gli effetti sui mutui dell’aumento dello spread, lei che rispose «questo lo dice lei»: sipario), si spera che la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni abbia nel frattempo ricominciato a leggere: «L’ultima cosa che ho riletto è Il castello di Kafka, tre anni fa», disse a Un Giorno da Pecora il 2 luglio 2018. Chi invece i libri li maneggia, anche perché fa l’insegnante, è il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso. Solo che deve essersi confuso, e così ha postato su Facebook una citazione — «Chi si ferma è perduto, mille anni ogni minuto» — attribuendola a Dante Alighieri. Gli hanno fatto notare che il Dante cui è riconducibile quella frase non è l’autore della Divina Commedia, ma il personaggio disegnato da Angelo Bioletto e protagonista della serie di fumetti L’Inferno di Topolino. Una paperinata, più che una papera...