Vertice sul dossier Alitalia Pezzi in vendita e rilancio
Il piano del governo. Sindacati subito contro. La trattativa con l’Europa sui prestiti
Il governo italiano prepara le ultime carte del dossier Alitalia da presentare all’Antitrust Ue per cercare di chiudere una vicenda che si trascina da 46 mesi. Ma oltre alla proposta — che indica una possibile via d’uscita — Roma è intenzionata a sostenere con forza che l’esistenza di una compagnia aerea nazionale è importante per il rilancio dell’economia e del turismo post Covid.
Dopo il vertice interministeriale di venerdì le sorti di Alitalia in amministrazione straordinaria e di Italia Trasporto Aereo sono state discusse ieri mattina dal presidente del Consiglio Mario Draghi e il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli con i ministri dell’Economia Daniele Franco, delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Seguiranno poi altri incontri prima della videoconferenza con la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager nella seconda metà della settimana (fino a ieri non risultava ancora calendarizzato).
Due fonti istituzionali spiegano che lo schema che sarà presentato a Bruxelles propone la vendita con trattativa diretta del ramo «aviation» di Alitalia (con la cassa prosciugata) a Italia Trasporto Aereo (che ha una dotazione di 3 miliardi di euro). Una procedura che consentirebbe il decollo di ITA tra aprile e maggio, così da sfruttare il periodo estivo quando si registrano i ricavi maggiori. In parallelo Alitalia fornirebbe alla newco i servizi di terra e manutenzione «a prezzi di mercato», spiega un’altra fonte. All’Antitrust Ue verrà chiarito che non si tratterà di un affitto, ma di un accordo commerciale tipico nel settore (Alitalia ha contratti simili con altri vettori a Roma Fiumicino). Nel frattempo il commissario Giuseppe Leogrande — come anticipato martedì dal Corriere — può preparare i tre bandi di vendita per handling, manutenzione e Loyalty, la divisione che gestisce il programma di fidelizzazione MilleMiglia.
La strategia italiana sarebbe duplice: da un lato i tre ministri nella videoconferenza tenteranno di convincere Vestager che l’operazione che porterà al decollo di ITA sarà all’insegna di una certa discontinuità con Alitalia. Ma dall’altro lato — spiega una fonte istituzionale — si cercherà di fare leva sul fatto che i tempi eccezionali come questi richiedono un iter accelerato e flessibilità sulle regole. L’alternativa sarebbe più delicata: obbligando l’Italia a mettere all’asta tutta la compagnia, senza percorsi velocizzati, l’Ue sarebbe «costretta» ad autorizzare un prestitoponte da 50 milioni di euro per ogni mese richiesto da una procedura che in media di mesi ne dura cinque. Il tutto quando l’Antitrust Ue sta indagando su due finanziamenti all’aviolinea da 900 milioni e 400 milioni.
Il governo è convinto di poter usare pure la carta degli aiuti miliardari stanziati da altri esecutivi continentali o del secondo giro di contributi a cui stanno pensando Francia e Olanda per Air France e Klm. L’altro nodo è quello dei ristori per il Covid: Alitalia aspetta di ricevere i 20 milioni per novembre e 35 milioni per dicembre (altri 22 milioni li chiederà per gennaio).
Il fronte sindacale però non gradisce questo schema: secondo molte sigle si tratta di uno spezzatino. «I 3 miliardi di ITA vanno investiti in un piano di sviluppo che tutela la piena occupazione di tutti i dipendenti Alitalia», dice Fabrizio Cuscito, segretario nazionale della Filt Cgil.
Intanto l’amministratore delegato della newco Fabio Lazzerini e il presidente Francesco Caio stanno rifinendo la nuova versione del piano industriale: quello di dicembre (52 aerei e 5.200-5.500 dipendenti) è stato rivisto al ribasso date le stime del settore che parlano di una ripresa più lenta del previsto. E così la flotta iniziale dovrebbe essere di 43 aerei e i dipendenti non più di 4.500.