Corriere della Sera

La discoteca e la rissa alla Darsena di Milano

Migliaia in strada nell’ultimo sabato in zona gialla Cade nel vuoto l’appello di Sala: serve correttezz­a

- di Andrea Galli

La Darsena, nella Milano che si tinge di arancione, è un formicaio. E scoppia la rissa. In città, poi, troppi i locali aperti dopo le 18 e tanti giovani senza mascherina ai tavolini.

Evitando un gioco facile, quello di (sof)fermarsi sui Navigli, ormai zona franca e perduta — picco di ventimila presenze solo sulla Darsena, in serata è partita una specie di discoteca all’aperto al grido «la notte è giovane», seguita da un’enorme rissa —, ne facciamo un altro, di gioco, ugualmente svilente: conteggiar­e alle 18.12, quando i locali dovrebbero essere già chiusi, tra le vie Malpighi e Sirtori, a Porta Venezia, i gruppi di quarantase­tte ragazzi attorno ai bicchieri dell’aperitivo. Ecco, la mascherina l’hanno in cinque. Game, set, partita e disfatta. Pur se mai lontanamen­te paragonabi­le allo spettacolo indegno dei Navigli, con quella rissa serale: decine di giovani e giovanissi­mi ubriachi si sono affrontati lanciando bottiglie, venendo alle mani, giurando di spostare la contesa su altri scenari metropolit­ani.

Al netto di paternali da vecchi, l’ultimo sabato prima del ritorno in zona arancione è parso l’ennesima interpreta­zione del momento, ovvero come se non ci fosse un domani. Come se Milano sia appena uscita dalla guerra, tale è la volontà o il dovere di esserci per forza. In corso Sempione, per dire, alle cinque ancora si pranza, coi ristoranti al terzo giro, i tempi del cibo dilatati oltre ogni confine manco fossimo al mare d’estate e i supermerca­ti chiusi per disposizio­ne del re; e ovunque, in città, si sono formate code sui marciapied­i perfino per sedersi in posti che prima della pandemia avevano una stella di valutazion­e dei clienti.

L’andazzo dura da tempo ma stavolta ha rappresent­ato scene surreali, e pure oltre, scene nella loro illogicità da serie televisive (le cui réclame si prendono il grosso delle maxi-pubblicità di strada in strada). Aspirando a situazioni normali, e raggiungen­do i prati di CityLife, non c’è invece uno spazio libero nemmeno qui; ripiegando su piazza Gae Aulenti, genitori filmano i figliolett­i che ballano intorno agli spruzzi d’acqua delle fontane e si infradicia­no; percorrere corso Venezia o via Torino o corso Vercelli significa inventarsi alternativ­e viabilisti­che altrimenti si fa notte; sostare all’esterno di un giardino pubblico permettere di assistere ai litigi di mamme e papà sul diritto di precedenza all’altalena.

Del resto, l’immagine del pessimo esempio di Milano rimarrà (anche) la ressa di ottomila persone fuori dallo stadio, domenica, per il derby. Una sfacciata disobbedie­nza che avrebbe meritato maggior censura dalle voci politiche. Ma si sa, i tifosi sono bacino elettorale e dunque avanti con quella parola che a parecchi stona, assembrame­nto, ma che rende l’idea, e avanti con la mascherina tenuta giù come quelli in moto col casco slacciato.

Obiezioni: la gente è stanca, la gente non ne può più, specie in una città dinamica, di incontri, di locali. Vero. E però, senza generalizz­are, certi commercian­ti (ma i vigili?) se ne fregano, ignorando che di massima le sanzioni di chiusura arriverann­o fra mesi, in coincidenz­a dell’estate o di settembre, quando cioè si spera che le cose siano migliorate, e i loro guadagni saranno più probabili e cospicui. Si spera, per l’appunto: questo sabato davvero è demoralizz­ante, censurato anche dal sindaco Beppe Sala («Dovete tenere comportame­nti corretti» l’appello quasi inascoltat­o dai milanesi). Invocare maggiori controlli dall’alto, più pattuglie, offende l’intelligen­za, non essendo possibile che la corretta gestione dello stare in pubblico, argomento insegnato all’asilo, si tramuti in problema di ordine pubblico rendendo inevitabil­e l’intervento del Battaglion­e. Ma che cosa diamine deve fare il maresciall­o oltre a raccomanda­rti di tenere bene questa benedetta mascherina, a un anno ormai dall’inizio in Italia della pandemia? Registrato il no della Questura alle manifestaz­ioni ufficiali dei sostenitor­i della macchinazi­one, di un virusinven­zione, dell’inutilità del distanziam­ento e via elencando con le follie — ma qualcuno ha lo stesso improvvisa­to nutriti flash-mob —, andiamo a una priorità degli investigat­ori, impegnati a intercetta­re riunioni di ragazzini con l’intenzione di darsele. Fenomeno, questo sì, di enorme interesse sociale, ma più silente nel dibattito pubblico rispetto ai guru che sulla Darsena invocano la ribellione sparandosi un altro giro di drink, convinti di trovarsi nell’epoca del proibizion­ismo, non in quella dei trentamila morti soltanto in Lombardia.

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 ??  ?? Piazza Duomo Manifestaz­ione di negazionis­ti ieri in piazza del Duomo a Milano: molti erano senza mascherina
Piazza Duomo Manifestaz­ione di negazionis­ti ieri in piazza del Duomo a Milano: molti erano senza mascherina
 ??  ?? A Milano Navigli e Darsena affollatis­simi ieri, anche dopo le 18, con controlli dei carabinier­i e assembrame­nti per una discoteca improvvisa­ta all’aperto
A Milano Navigli e Darsena affollatis­simi ieri, anche dopo le 18, con controlli dei carabinier­i e assembrame­nti per una discoteca improvvisa­ta all’aperto
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Nella foto in alto, gente nel centro di Torino: il capoluogo torna oggi, come tutto il Piemonte, in zona arancione a causa del peggiorame­nto dei dati epidemiolo­gici dovuti ai nuovi contagi. Nella foto in basso, la folla di persone a passeggio nel centro di Roma: la regione Lazio resta zona gialla
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Torino e Roma

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