Scuole chiuse dove i contagi sono alti Il Cts propone la stretta «locale»
L’indicazione di fermare gli istituti con 250 casi ogni 100 mila abitanti Misure nei singoli comuni. Mai lezioni in presenza nelle regioni rosse
Si stringe il cerchio intorno alle scuole e, questa volta, alle scuole dei più piccoli, materne ed elementari che fino ad ora, a parte per le quarantene, erano rimaste sempre aperte. Ora l’indicazione è di alzare ulteriormente la guardia e di adottare misure più drastiche nelle zone — anche soltanto comuni o province — dove la situazione dei contagi, con le nuove varianti, rischia di andare fuori controllo. Sono le conclusioni alle quali è arrivato ieri il Cts, che si è riunito per affrontare il tema su richiesta del governo in vista del nuovo Dpcm, in vigore sabato prossimo.
Ecco le raccomandazioni del Comitato tecnico scientifico. L’ultima parola spetta ora al presidente del Consiglio e ai ministri, ma sembra difficile che possano allontanarsi dalle valutazioni scientifiche del comitato, che propone maggiori restrizioni ma consiglia un cambiamento di approccio. Le chiusure saranno per quanto possibile «chirurgiche» e non dovranno valere per l’intera regione ma potranno essere «ritagliate» sulle necessità di singoli comuni o di singole province nei quali i contagi e i focolai sono più gravi. Ma nelle aree che diventano zona rossa l’indicazione degli esperti è di chiudere tutte le scuole, che automaticamente riprendono in didattica a distanza. Una scelta sostenuta dalle evidenze del rapporto dell’Iss che è allegato al verbale del Cts e che spiega come ci sia «un impatto dei contagi sulle scuole, ma differenziato».
Nelle regioni arancioni saranno i governatori, o anche i sindaci o i prefetti, a decidere un eventuale indurimento delle misure, in base però al numero dei contagi nelle diverse zone che dovranno valutare.
L’ultima parola sulle nuove regole spetta al presidente del Consiglio e ai ministri
Il Cts inserisce anche una soglia fissa — 250 contagi ogni 100 mila abitanti per 7 giorni — che determina comunque la chiusura. Non cambiano invece le regole per le zone gialle dove è confermata la limitazione della didattica in presenza — dal 50 al 75% — soltanto per le superiori. Elementari e medie qui saranno tutte in presenza.
Le nuove regole fotografano la situazione di fatto: le scuole sono già chiuse in molti comuni e province che sono in zona rossa o nella nuova arancione rafforzata come Brescia e Bologna. Basilicata e provincia di Bolzano, in zona rossa, hanno già decretato lo stop alle lezioni per tutti. Il parere del Cts costringerebbe invece a rivedere le proprie ordinanze il governatore della Puglia che ha deciso la chiusura delle scuole pur essendo in zona gialla e della Campania che da domani chiude l’intero sistema di istruzione anche se la regione è rimasta in zona arancione. Erano stati i presidenti di Regione, nell’ultima riunione con il ministro Speranza e la ministra Gelmini, a chiedere un parere del Cts sulle scuole. E del resto anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che si era da subito detto preoccupato per la «perdita di socialità che sarebbe causata dalla chiusura delle scuole», è altrettanto preoccupato «che tutto il personale e gli studenti siano in sicurezza». Ha chiesto di accelerare con le vaccinazioni ma considera prioritario «agire con cautela visto che le varianti del virus sono così aggressive». Una linea condivisa in questi giorni con Palazzo Chigi: l’obiettivo resta quello di scongiurare chiusure se possibile, ma di fronte a situazioni critiche è necessario «comunque avere regole e parametri nazionali». Ai genitori dal governo arriva una promessa: ci sarà un rafforzamento dei congedi parentali dove anche le scuole materne e le elementari saranno chiuse.