La Sardegna in «zona bianca» Bar e ristoranti aperti anche la sera
Dopo un’estate passata sul banco degli accusati, ritenuta responsabile di avere originato con le sue discoteche aperte la seconda ondata di Covid, la Sardegna si prende la sua rivincita: è la prima regione d’Italia a entrare in «zona bianca», fatto che le consentirà di ridurre al minimo le misure contro il coronavirus e di riavviare quasi in toto le attività economiche. Il provvedimento con cui ieri mattina il ministro della Salute Roberto Speranza ha riscritto la classificazione per colori di tutte le regioni regala alla Sardegna qualche settimana di pieno sollievo dalle restrizioni. I dati epidemiologici positivi consentiranno di ridurre ai minimi termini per gli abitanti dell’isola le misure di contenimento: in pratica, da domani, rimangono in vigore solo l’obbligo della mascherina, il distanziamento sociale e l’obbligo di sanificazione.
Prima di oggi il traguardo della zona bianca era stato sfiorato soltanto dalla Valle d’Aosta. La Sardegna lo raggiunge in controtendenza, mentre il resto del Paese fa i conti con una impennata dei contagi costringendo a numerosi passaggi in fascia arancione o rossa.
A favore dell’isola hanno giocato alcuni dati esaminati
dalla cabina di regia del ministero. Per la terza settimana consecutiva, ad esempio, l’incidenza dei casi si è mantenuta al di sotto dei 50 ogni 100.000 abitanti scendendo addirittura nell’ultimo monitoraggio a 29. L’indice Rt è inoltre il più basso d’Italia, 0,68 contro una media nazionale di 0,99 e con molte regioni sopra quota 1. Questo significa che la velocità con cui sta circolando il virus è molto bassa e che si prevede per la prossima settimana un modesto aumento dei contagi. Anche la pressione sulla rete ospedaliera è in questo momento attenuata; secondo gli indicatori di Agenas (l’agenzia dei servizi del ministero della Salute) ieri solo l’11% dei letti di terapia intensiva era occupato contro una media nazionale del 24 e una soglia di allarme del 30. Meno positiva la «pagella» della Sardegna in fatto di vaccini: solo il 58,9% delle dosi consegnate risulta infatti somministrato, ben 11 punti percentuali in meno rispetto al resto d’Italia.
L’ingresso in zona bianca farà della Sardegna un’«isola felice»: il Dpcm in vigore dal 15 gennaio consente infatti di tenere aperti anche nelle ore serali bar e ristoranti, palestre e cinema, teatri e musei. L’intera «ripartenza» di queste attività ed eventuali misure di controllo e precauzione aspettano ora di essere disciplinate da un’ulteriore ordinanza che spetta al governatore Christian Solinas: sul punto si è svolta proprio ieri anche una seduta di un tavolo tecnico con il ministero per definire con precisione come e cosa riaprire.
La prudenza dovrà giocoforza prevalere anche perché, proprio in Sardegna, sono attualmente attivi almeno tre focolai che hanno costretto altrettanti comuni a chiudersi in «zona rossa»: sono La Maddalena, Bono e San Teodoro, tutti in provincia di Sassari. A Cagliari il 6 e 7 marzo è inoltre in calendario uno screening di massa che coinvolgerà circa 80.000 abitanti del capoluogo. E proprio il governatore Solinas, ieri pomeriggio, ha richiamato i suoi concittadini al rispetto delle regole: «La zona bianca è il risultato dei tanti sacrifici fatti in questi mesi. Non è un invito al “liberi tutti”».
I numeri
L’indice di contagio Rt è il più basso d’Italia Ma tre comuni restano in zona rossa