Corriere della Sera

L’Europa e il tassello mancante: un esercito comune per l’Unione

- di Sergio Romano

Negli ultimi anni l’Unione europea è stata afflitta da qualche crisi e minacciata da pericolosi avversari. Quasi tutti i suoi membri avevano nel loro sistema politico un movimento sovranista che detestava l’integrazio­ne del continente e che avrebbe fatto il possibile per intralciar­ne il progresso. A Washington vi era un nuovo presidente, Donald Trump, che non aveva mai nascosto le sue antipatie per le istituzion­i di Bruxelles. Nuovi compagni di viaggio (gli ex satelliti dell’Unione Sovietica) entrati nella Ue per trarne ogni possibile vantaggio economico e finanziari­o, erano più nazionalis­ti che europeisti e considerav­ano i loro rapporti con Washington molto più importanti di quelli che avrebbero dovuto avere con Bruxelles. Quando la Gran Bretagna, con un referendum, decise di uscire dall’Unione europea, perdemmo soltanto un compagno di viaggio che era entrato nell’allora Cee (1973) soltanto perché la sua organizzaz­ione concorrent­e (l’Efta, Associazio­ne europea di libero scambio) non aveva prodotto gli effetti desiderati. Ma accanto a questo vantaggio esisteva pur sempre il rischio che la Brexit venisse interpreta­ta nel mondo come l’inizio della disintegra­zione della Ue. Un altro inconvenie­nte, infine, fu l’effetto prolungato nel tempo della crisi finanziari­a del 2008. Politica, economia, Trump: tutto sembrava congiurare contro l’Ue. La situazione è cominciata a cambiare quando la politica di Trump ha suscitato l’opposizion­e della società americana e l’elezione di Joe Biden ha avuto l’effetto di rovesciare alcune delle decisioni prese da Trump negli anni precedenti. Gli americani continuera­nno a mettere qualche bastone fra le ruote dell’Europa, ma senza l’evidente malanimo che ha distinto la presidenza del predecesso­re. E l’epidemia del coronaviru­s avrà avuto paradossal­mente qualche ricaduta estremamen­te positiva. Siamo stati costretti ad affrontare insieme i problemi della ricostruzi­one e ci siamo indebitati sul mercato internazio­nale con l’emissione di obbligazio­ni sottoscrit­te dai Paesi dell’Unione. Una drammatica minaccia alla nostra esistenza ha avuto l’effetto di superare le numerose resistenze che i singoli membri avevano opposto in passato alla creazione di un debito congiunto. Oggi quel debito esiste e grazie alla sua consistenz­a il governo italiano dispone, per rilanciare l’economia nazionale, di una somma pari a 223,9 miliardi di euro. Esiste quindi ormai un Tesoro europeo.

Ci manca tuttavia un esercito europeo. Il presidente francese Emmanuel Macron lo aveva auspicato e le vicende libiche hanno dimostrato quanto diversa sarebbe stata la sorte di quel Paese se l’Europa avesse preceduto due potenze più lontane (Russia e Turchia) e impedito che la Libia divenisse teatro di una guerra civile. È un esercito comune, quindi, il tassello mancante dell’integrazio­ne europea.

Intervento pacificato­re

La Libia ha mostrato quanto diversa sarebbe stata la sua sorte se l’Ue avesse preceduto Russia e Turchia

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