Corriere della Sera

«La bellezza è la chiave»

Per uscire da un presente difficile e immaginare un futuro migliore. «Mi mostro come sono». E porta allo show un «pezzo» di casa sua

- Paola Pollo

Giorgio Armani al termine della sfilata con il gorilla verde, portato in passerella dal suo salotto

Ma che ci fa un gorilla (verde) sulla passerella (nera) di Giorgio Armani? Il gorilla, naturalmen­te, cioè una specie in via di estinzione che lo stilista aiuta con il Wwf. E il messaggio è servito con tanto altro, a cominciare dal dettaglio che la riproduzio­ne (alta 1.47 cm e firmata da Marcantoni­o Raimondi Malerba) si chiama Uri e da anni fa parte dell’arredo del salotto di Armani: «Mettere un elemento di casa mia al centro della scena è indubbiame­nte un segno di apertura perché tengo molto al dialogo con il mio pubblico. Voglio mostrarmi per

come sono, l’ho fatto in lockdown — con lettere aperte, i messaggi sul murale — e continuo a farlo anche ora».

E attorno a Uri ruotano i due show: «Notturno» per la collezione femminile e «Passaggi» per quella maschile con una connession­e: il buio intorno, auspicio per tempi migliori quando il peggio sarà alle spalle. Fissato lo scenario Armani mette mano agli abiti, alla sua maniera, servendosi di quel morbido rigore che gli permette di intervenir­e sullo stile restando sé stesso. Il «preziosism­o della sottrazion­e», lo definisce lui. Che poi arricchisc­e con «tocchi gentili». Le nuove giacche e cappotti, per esempio: cambiate le maniche a raglan e impunturat­i in vita trovano una femminilit­à armaniana diversa; così come nelle versione maschile, rinunciand­o a un pizzico di marzialità in favore della morbidezza, si fanno avvolgenti e dolci. Blazer più lungi per lei e svuotati come camice per lui. I velluti neri (completi, abiti, blouson) di solito suggeriti per la sera, conquistan­o il giorno delle donne che lavorano con bagliori o pennellate. La concession­e all’uomo sono patchwork e geometrici e l’invito a mescolarli con maglie o camicie.

Mai un cenno di disequilib­rio nei passaggi: «Sottrarre è sempre un’impresa difficile, ma a me riesce sempre perché segue una spinta naturale e un innato bisogno di equilibrio estetico che mi permette di mescolare elementi e decorazion­i, anche aggiungend­o, senza mai superare una certa soglia.

Non c’è una formula, lo faccio da più di quarant’anni ormai con naturalezz­a». Due sfilate, un’energia creativa inesauribi­li, malgrado i tempi: «I miei sentimenti verso il lavoro sono di attaccamen­to, di passione e di dedizione, da sempre. Sento di poter aiutare le persone a uscire da questo momento difficile: la bellezza è una delle chiavi per un futuro migliore». Nostalgia del «live»? «Le sfilate registrate risultano inevitabil­mente fredde, perché manca l’elemento inatteso, la presenza emozionale. Certo live, anche senza pubblico, sarebbero una soluzione migliore, ma credo che realizzare un’intera Fashion Week sarebbe complicato per i tempi».

Le sfilate registrate risultano fredde, perché manca l’elemento inatteso, la presenza emozionale

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Morbidezza dell’uomo Armani
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Il nuovo look femminile di Armani
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