Corriere della Sera

«La nostra identità va oltre il territorio»

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Caro Aldo, lei ha detto innegabili verità; non si può prescinder­e in Italia dalla storica presenza della città come faro dei territori. Ma non so se il municipali­smo includa però tutta la verità sull’identità. So che la mia città di riferiment­o è il primo cerchio della mia identità. So che il secondo, se io lombardo vado in Veneto o in Piemonte (le mie Langhe! il mio Monferrato!), riguarda la mia identità lombarda (benché la Lombardia sia una cosa molto più complessa delle altre regioni italiane; da noi si fanno i conti con Milano, con le immigrazio­ni di massa, e con altro). So che il terzo cerchio della mia identità, a maggior ragione quando supero l’appennino toscoemili­ano, riguarda quella ValPadana, dalle cime al fondovalle, piena di acque e genti differenzi­ate ma simili, vista da Google inconfondi­bile come un’isola, il «Nord» . So che il quarto cerchio è quello che scaturisce dallo stivale, per lingua e cultura (e, da Napoleone in poi, per sentimento nazionale). Anch’essa inconfondi­bile se vista da Google. Poi c’è la mia grande quinta identità che è l’Europa, che amo perdutamen­te, alla faccia delle lingue diverse (l’Unione studi meglio il caso svizzero, non quello americano). Io queste cinque identità me le godo, stanno bene assieme, ognuna al suo posto, ognuna nel proprio cerchio, una dentro l’altra come matrioske. Mi arricchisc­ono.

Virginio Zaffaroni

Saronno

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