Sanità, che fine ha fatto il Mes?
Nessuno parla più dei 37 miliardi dell’Europa che aiuterebbero la lotta al Covid. I veri pro e contro della partita su «L’Economia» in edicola domani con il «Corriere»
Che fine ha fatto il Mes? Dal dibattito politico successivo all’insediamento del nuovo governo, il fondo europeo da destinare alla sanità è sparito. Troppo divisivo, evidentemente. Eppure quei 37 miliardi del fondo Salva Stati rivisitato servirebbero per finanziare la guerra al virus. Senza contare che un prestito a tassi così convenienti (poco sopra lo 0,1%) farebbe risparmiare all’Italia interessi per 2,5 miliardi in dieci anni, rispetto all’emissione di titoli di Stato.
Pone la questione Ferruccio de Bortoli sull’Economia del Corriere della Sera, in edicola domani gratis con il quotidiano, e sollecita il presidente del Consiglio Mario Draghi a riconsiderare il tesoretto accantonato. «Sarebbe il caso di riaprirlo, quel dibattito, ammettere di aver calcato i toni — scrive de Bortoli —. E toccherebbe anche al premier spiegare la sua posizione che immaginiamo fosse, prima dell’incarico, assolutamente favorevole (o no?). Altrimenti resterà nell’opinione pubblica la sensazione di essere stati spettatori (o peggio oggetti) di una discussione esoterica».
Lo stigma nei confronti del Meccanismo europeo di stabilità, nota de Bortoli, non c’è stato verso altri fondi come il Sure, il debito per finanziare la cassa integrazione e il mercato del lavoro. «La semplice verità — conclude de Bortoli — è che non c’era prima, come non c’è adesso, una maggioranza politica a favore del Mes. E che nella costituzione del nuovo governo si è preferito togliere dal tavolo una questione divisiva».
Intanto Stephanie Kelton, l’economista americana divulgatrice della Mmt, la teoria monetaria moderna, intervistata da L’Economia dice che l’unico vero limite alla spesa pubblica è l’inflazione. Consulente di Joe Biden e Bernie Sanders, tiene però a precisare che la Modern monetary theory — possibile risposta alle crisi come quella da Covid — non significa, certo, stampare moneta liberamente.
A proposito di debito pubblico e denari da spendere, la squadra che dovrà gestire il Recovery Fund — il fondo Ue grande, quello da 209,5 miliardi — è stata completata. Il coordinamento (affidato a Carmine Di Nuzzo) è in seno al ministero dell'Economia e non a decine di commissioni, con la Ragioneria generale dello Stato come nucleo e la cabina di regia politica a Palazzo Chigi. Ma i rischi che possono frenare i migliori progetti rimangono i soliti: veti incrociati e burocrazia. A partire dall’ambiente.
Tra i personaggi della settimana c’è Gianluca Dettori, il fondatore di Vitaminic. Oggi investe nelle startup con il fondo Primomiglio e racconta in un libro (L’Italia nella rete, Solferino) la storia del web dalla bolla iniziale a oggi: proprio mentre il venture capital, inaspettatamente nell’era del Covid, s’impenna. Altra storia (e altra bolla) è quella di Elon Musk, fondatore di Tesla, il cui titolo in Borsa valeva nei giorni scorsi 660 miliardi di dollari. Come finirà la corsa?
La copertina è dedicata a Enrico Loccioni da Ancona, che con le sue macchine hitech controlla la qualità delle imprese dall’Eni a Ferrari. Nella sezione Risparmio trovate i consigli per comperare casa nei quartieri più serviti e meno cari delle grandi città.
Tecnologia
I piani di Dettori (Primomiglio) e i dubbi sulla corsa di Elon Musk e di Tesla