Imprese Sembra inattuale ma non lo è Così Calasso decifra il mondo
«Letteratura assoluta» di Elena Sbrojavacca (Feltrinelli) indaga l’opera dello scrittore ed editore
Nel 1983 Roberto Calasso, scrittore ed editore di Adelphi, pubblicò La rovina di Kasch, primo di una serie di volumi che compongono un’Opera unica di visione alternativa, Nietzsche direbbe «inattuale», del senso che si può conferire alle cose del mondo. Seguì, cinque anni dopo, il suo più celebre libro di mitografia, Le nozze di Cadmo e Armonia: gli dei scendono a Tebe, nella Beozia, per partecipare alle prime nozze della storia, quelle tra il fondatore fenicio della città e la figlia di Afrodite. Seguendo Esiodo, riecco Zeus che rapisce Europa come nell’affresco romano di Pompei, ecco Teseo che abbandona Arianna a Nasso come nell’opera di Richard Strauss su libretto di Hugo von Hofmannsthal oppure ecco Dioniso che stupra Aura ed Elena, Apollo… Seguirono mitografie di altre tradizioni, riattualizzazioni del buddhismo e dei Vedanta che sembrano muovere dai celebri versi finali della Terra desolata di T.S. Eliot: «Datta. Dayadhvam. Damyata… Con questi frammenti abbiamo puntellato le nostre rovine». Calasso ha poi pubblicato biografie sentimentali di artisti e scrittori a loro modo irregolari, come Tiepolo (sul quale c’è l’antecedente Tiepolo a Würzburg di Arbasino) o Baudelaire.
Ma cosa significano tutte queste pagine? Perché starebbero «insieme» come un’unica Opera?
Calasso aveva provato a fornire una risposta nel 1991 quando pubblicò la raccolta di saggi I quarantanove gradini. Prova ora a darne una spiegazione la giovane dottoranda dell’Università di Venezia, Elena Sbrojavacca in Letteratura assoluta. Le opere e il pensiero di Roberto Calasso (Feltrinelli).
Torniamo a I quarantanove gradini, la cui tesi è il caposaldo dell’ermeneutica nichilista nietzschiana: «Il mondo vero è diventato favola», ma questa nostra favola — come nella disputa teologica di Platone contro Omero — mette paura. Nel 1991, Angelo Guglielmi accusò Calasso di essere un autore lontano dal presente, una sorta di giocoliere postmoderno: un rimprovero non condivisibile, come mostra anche questo saggio, poiché ciò che Calasso offre è una decifrazione anche del presente in una chiave alternativa a quella sociale e politica. In fondo persino Sartre, in Che cos’è la letteratura?, definisce appunto la letteratura come medium con il quale un individuo che si percepisce discosto dalla contemporaneità cerca di trasmettere la propria idea per sentirsi «coessenziale».
Questo scostamento ha un riflesso anche nel «genere» utilizzato da Calasso. L’autore rivela la sua decifrazione alternativa del mondo non attraverso la ragione (Filosofia), ma con il dar forma (Letteratura). Sceglie di dar forma per immagini iconologiche, che dipanano una pluralità di significati offrendosi all’interpretazione. Quello che Aby Warburg ha fatto con linguaggio analitico per la pittura del Rinascimento, Calasso svolge con aulica prosa letteraria per la storia della Cultura.
La sua è una letteratura allegorica che potrebbe trovare la scaturigine nella Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna e, a seguire, Alciati, Cesare Ripa, Valeriano e tutta la tradizione sapienziale dall’Umanesimo ai Lumi.
Il saggio della Sbrojavacca fissa gli aspetti di questo lavoro fornendone un’entusiastica mappatura per «immagini» dalla quale proviamo a far emergere un paio di temi più divisivi.
La «Letteratura assoluta» di Calasso è una risposta alla «Letteratura dell’inconsistenza» contemporanea, sovente una psicologistica declinazione di Philip Roth o una letteratura da camera (da letto). È una letteratura basata sulle fonti, ovvero una decifrazione della Tradizione. Le ricorrenti immagini di Edipo e della Sfinge servono a svelare «la natura simulativa del conoscere» e, per questo, Calasso abbonda nel loro uso. La sua Letteratura diventa così un gesto estetico quasi liturgico. È Benjamin che parla in lui: l’opera d’arte nell’età della tecnica e, ora, della finanziarizzazione ha smarrito l’originario rapporto con il sacro, che Calasso recupera in chiave metaforica, sebbene per alcuni critici questo resti un aspetto controverso.
L’autore affronta la realtà non attraverso la ragione ma appunto con la letteratura