L’appello a Bertolaso sui 70enni «Escluderli è un’ingiustizia: sono a rischio e ancora attivi»
Gentile dottor Bertolaso, la sua idea di escludere dalle prossime vaccinazioni i settantenni a favore di fasce più giovani e produttive, se può rientrare in un’ottica efficientista-liberista, molto meno però risulta comprensibile dal punto di vista sanitario e umano. Dopo gli over 80 che, bontà sua, ha detto «ci sta che si facciano», i più esposti a gravi complicazioni mediche e alto tasso di mortalità sono proprio i settantenni, che come facilmente intuibile seguono a ruota nella triste lista gli ottantenni. Tant’è che nei comuni attualmente più colpiti del Bresciano-Bergamasco le vaccinazioni sono state estese alla fascia 60-79 anni. Dobbiamo quindi attendere di arrivare anche a Milano e dintorni in zona rossa, con gli ospedali intasati, perché ci si renda conto che, se si fosse vaccinata prima quella fascia che lei intende escludere, si sarebbero risparmiate vittime, emergenze e persino fondi pubblici? La fascia anagrafica non è solo una sequenza di numeri, ma di persone come tutte le altre, solo più vulnerabili. Persone in parte ancora produttive, le cui pensioni spesso permettono il sostentamento delle nuove generazioni. Soprattutto persone depositarie di memoria e di cultura, patrimonio chiave di ogni Paese. Adesso che i vaccini sono arrivati, buonsenso e senso umano vorrebbero che si tenesse conto del rischio della vita prima di qualsiasi altra valutazione.
Giuseppina Manin, Ada Gigli
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