Corriere della Sera

«Io in corsia sulle orme di papà, medico ucciso dal virus»

La storia di Dario Abruzzi: «Quando diventai dottore era ricoverato. Gli scrissi e rispose: ora tocca a te»

- Enrico Galletti e_galletti

«Mi sono laureato il giorno del suo compleanno. Faceva caldo, era luglio. E io lo so che quella laurea lo aveva reso orgoglioso. Prima di andarsene me lo ha confidato: eravamo su FaceTime. Lui già in terapia intensiva». Dario Abruzzi, 27 anni, indossa un camice bianco, ha appena cominciato la specialist­ica in Ortopedia a Pavia dopo mesi passati a rincorrere un sogno: seguire le orme di suo padre Luciano, neurologo, che se ne è andato in meno di un mese portato via dal virus.

La sveglia all’alba, alle spalle le prime esperienze di guardia medica, la consapevol­ezza di essere solo all’inizio. E poi i ricordi, tanti. «La mia carriera comincia con papà che sta male. Un giorno torna dall’ospedale, dove si era “arruolato” in un reparto Covid, e comincia a sentirsi debole. Si barrica in una stanza e a curarlo sono io, che attraverso la porta della camera dei miei genitori gli porto i farmaci, procuro una bombola d’ossigeno. Era marzo e quello che aveva visto in ospedale lo aveva ben in mente. Attraverso quella porta, prima del ricovero, vedo quella che nella mia mente resterà sempre fame: la fame d’aria. Un giorno peggiora, lo mettiamo su una carrozzina e lo portiamo noi in pronto soccorso. L’ultimo saluto: non lo abbiamo più visto, papà».

Dario si era laureato da pochi mesi, in quei giorni cominciava­no ad arrivargli le prime offerte di lavoro, che non accetterà. «Il 23 marzo i suoi colleghi medici dell’ospedale di Cremona entrano nella sua stanza e gli spiegano che lo intuberann­o per mettere a riposo i polmoni». Da medico a medico. Quella mattina, Dario scrive a suo padre. «Faccio in tempo a dirgli che due ore prima mi era arrivata notizia dell’abilitazio­ne: ero diventato un medico a tutti gli effetti. È stata la prima persona a cui l’ho scritto. Mi ha risposto dopo tre minuti: “Bravo, adesso tocca a te”. È stato l’ultimo suo messaggio». Abruzzi se ne va il 19 aprile.

Mentre gira per le corsie dell’ospedale di Pavia, oggi Dario riflette. «Quando papà ci disse che sarebbe entrato nella mischia, io e mia madre eravamo preoccupat­i. Ma oggi posso dire una cosa: sono orgoglioso di lui, del suo lavoro come vocazione, del suo coraggio». Il dottor Abruzzi questa storia l’ha raccontata anche al Papa, che a giugno lo ha ricevuto in udienza. Ora legge e rilegge quell’ultimo messaggio su WhatsApp: «Adesso tocca a te». Avrebbe potuto rispondere mille cose, invece quelle risposte le affida a un’immagine. Il tesserino del padre accanto al suo. «Ordine profession­ale dei medici chirurghi...». Se lo passa tra le mani, lo tiene stretto, come si tengono strette le cose preziose.

Mio padre, arruolato in un reparto Covid, si ammalò L’ultimo saluto fu quando lo portammo in pronto soccorso

 ??  ?? Insieme Dario Abruzzi con il padre Luciano, neurologo, morto a causa del Covid
Insieme Dario Abruzzi con il padre Luciano, neurologo, morto a causa del Covid
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy