Corriere della Sera

«Ora il Pd cambi No alle ossessioni di chi teme congiure contro Zingaretti»

Nardella: i sindaci non sono una corrente

- di Maria Teresa Meli

Dario Nardella, la accusano di sparare sul Nazareno.

«Mi sono stufato di questo modo di discutere nel Pd. Si temono le congiure, si guarda solo al passato, ossessiona­ti dalla categoria degli ex. Ex bersaniani, ex renziani… Non è possibile che ogni dibattito si trasformi in una resa dei conti tra le correnti».

Di cosa vuole discutere?

«Chiediamoc­i a chi parla oggi il Pd. E chiediamoc­i come affrontiam­o l’esperienza del governo Draghi: ci strappiamo le vesti perché ci sono anche Lega e Forza Italia o proviamo a diventare il partito laburista e ambientali­sta di riferiment­o del governo? Queste questioni vengono prima delle alchimie sulle alleanze».

Quel partito lo farà Grillo.

«Ma su questi temi abbiamo proposte alternativ­e, dalla difesa dei lavoratori alla crescita sostenibil­e. E intanto cosa facciamo? Ci guardiamo in cagnesco l’un l’altro per paura di perdere il posto».

Beh, veramente è in atto una lotta per la leadership.

«Non affrontiam­o la questione della leadership come un mero esercizio di potere personale. Zingaretti deve fare uno sforzo per ridare una spinta al Pd e io spero che all’assemblea nazionale presenti una proposta di svolta del partito, la cui identità viene prima delle alleanze».

Per Zingaretti senza alleanze si perde.

«Se costruiamo un’alleanza che è un cartello condiziona­to dalla paura della sconfitta gli elettori se ne accorgono».

Nel Pd si discute del Congresso.

«Si discute solo di posizionam­enti tattici, come con la storia del logorament­o del segretario e della congiura anti Zingaretti. Basta. Dobbiamo prendere in mano delle battaglie vere, con coraggio. Sull’ambiente, per esempio, siamo pronti a dire che entro dieci anni in Italia si eliminano tutte le discariche? Siamo pronti a lanciare a Draghi una sfida per arrivare prima della Ue sul Carbon free? E sul lavoro, siamo pronti a dire che il reddito di cittadinan­za, soprattutt­o dopo il Covid, non ha più senso per come è costruito? Su questo Zingaretti può rafforzare la sua leadership senza ascoltare chi alimenta la cultura del sospetto».

Matteo Ricci coordinerà i sindaci dem.

«Noi non abbiamo bisogno di una rappresent­anza sindacale. I sindaci non sono una corrente: sono l’essenza del partito. Ma se il coordiname­nto serve a far sì che il Pd faccia proprie le battaglie dei suoi sindaci ben venga».

Che pensa del viaggio di Renzi a Riad?

«È stato intempesti­vo, ma il punto vero è che l’Italia deve giocare un ruolo di leadership in Medio Oriente che ora non ha».

Voi sindaci volete essere coinvolti nel Recovery plan.

«Sì e io voglio lanciare un grido d’allarme: con queste norme noi le opere non le faremo. Per realizzare un’opera da 25 milioni con il codice degli appalti in Italia occorrono dieci anni. Quindi, sempliceme­nte, propongo una moratoria: si applichino solo le leggi europee. Poi c’è un’altra criticità di cui ho accennato al ministro Brunetta. In questi mesi gli enti locali, nonostante i molti pensioname­nti, hanno smesso di assumere a causa dei decreti Covid. Ora c’è stato uno sblocco, però ci sono norme impossibil­i. Per dirle, a Firenze stiamo facendo un concorso per un dirigente amministra­tivo. Sono arrivate più di 500 domande e con le regole del Cts abbiamo dovuto prendere venti palestre. Ma se noi non possiamo assumere il personale ad hoc per seguire la progettazi­one e la realizzazi­one delle opere rischiamo di non poter fare nulla».

Quanto ha pesato il Covid su una città come Firenze?

«Da marzo dello scorso anno le città d’arte sono in ginocchio. Milano, Roma, Venezia, Firenze e Napoli hanno perso più di venti miliardi nel settore del turismo. Ci vuole un piano nazionale, approfitta­ndo del fatto che c’è un ministero ad hoc, perché quando riaprirann­o le frontiere noi ci dobbiamo far trovare pronti».

La strategia

Se costruisci un’alleanza sulla paura di perdere l’elettore se ne accorge

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