I balletti su TikTok mentre guida il bus (incitata dai colleghi) L’autista viene sospesa
Roma, lavora per l’Atac. Le gag e le manovre azzardate
Il bus si incunea nella curva stretta, manovra che richiede abilità alla guida, per sterzare a pochi centimetri dal marciapiede: attimi di suspense, prima di rimettersi in asse e proseguire la corsa. A filmare la prodezza sulle note di La notte vola di Lorella Cuccarini, Valentina D’orazio, 38 anni, autista dell’Atac, l’azienda di trasporto pubblico della Capitale. Da TikTok, dove la seguono oltre 5.600 follower, il video è rimbalzato sul web, tra gli altri sul sito del Messaggero. Per la dipendente è scattata la sospensione dal servizio: in attesa delle verifiche interne, rimarrà a casa senza stipendio.
«Abbiamo avviato i provvedimenti disciplinari — dicono dalla municipalizzata — per accertare i fatti e le eventuali responsabilità». Questione di immagine, ma anche di sicurezza (per l’uso del cellulare alla guida si rischiano una multa e il ritiro della patente) come le rimprovera un utente: «I tuoi video sono passibili di denuncia, li farò vedere a chi di competenza». Il monito, però, non sembra scalfirla. «Chicchirichì», la sua risposta infarcita di faccine che si sbellicano dalle risate e fanno la linguaccia. Il commento censorio è un’eccezione tra le centinaia di messaggi di supporto e incitamento anche da parte di colleghi (prima che la partecipata del Campidoglio aprisse un’indagine). Nel compulsare la rete con post goliardici, a volte un po’ trash e scurrili, l’autista ha trovato una platea di fan divertiti dalle sue smargiassate: «Pista che arriva Speedy Gonzales». E ancora: «Mittivi i latu ca spuntò a leonessa», «sei la più bella», «a te si può dare la precedenza» con profusione di cuoricini, pollici alzati e altri pittogrammi dal tono entusiastico. La fenomenologia social, ovvero la costruzione del personaggio-influencer, è un ibrido tra la romanità più greve, espressioni colorite, mimica inequivocabile e postproduzione facilitata dall’app intuitiva che, dopo gli adolescenti, sembra aver conquistato anche gli adulti. Nelle gag da migliaia di visualizzazioni eccola interpretare (in playback) brani di neomelodici napoletani come Gianni Celeste o di giovani trapper.
Nel gioco allo specchio davanti allo smartphone ironizza sulla propria immagine, capelli lunghi lisciati dalla piastra e unghie laccate di rosso, con il filtro della maschera clownesca di Joker: «Gli occhiali? Quatto euro alla bancarella». La divisa d’ordinanza, camicia celeste sulla quale spicca il badge con i colori e il logo dell’azienda, stride con le bravate che la vedono protagonista di immaginarie sfide social: «Fai l’estetista? No, faccio l’esorcista... se vuoi ti levo il diavolo che c’è in te», scandisce in risposta a un interlocutore non meglio identificato (possibile indizio: sul suo profilo Facebook si trovano immagini di detergenti per la casa e prodotti cosmetici di un’azienda specializzata nella vendita porta a porta). «Te chiami Emily? E che sei ‘na queens? Ma va’...», lo sfottò che nelle modalità ricorda il dissing (da disrespecting, mancanza di rispetto), lo scherno spavaldo tra i rapper americani in competizione tra loro.
Per le battute in napoletano si affida a voci preregistrate con le quali mette in scena
vajassate, schermaglie con fantomatiche rivali in amore, o siparietti come quello che riprende il meccanismo automatico della porta di entrata del bus: «Apre chiude, apre chiude, apre chiude... E che facimm, o’ gioco delle tre carte?». Ma per la più classica delle domande, «quando passa il 105?», nella città in forte deficit di mezzi malgrado la nuova campagna acquisti, si resetta sul romanesco: «E checch .... ne so!».