Gimbo, il volo ritrovato «Che bello il mondo da quota 2,35 Con Larissa stupiremo»
Tamberi capitano all’Europeo da leader stagionale
«La rincorsa mi è subito parsa ottima, ho sentito un buono stacco ma ho disegnato l’arco sopra l’asticella senza alcuna certezza speciale. In aria ero freddo, me lo ricordo bene. All’atterraggio sono rimasto impassibile per cinque secondi: mi sono detto okay Gimbo, hai fatto quello che dovevi fare. Poi mi sono reso conto. E lì sono esploso».
Cinque anni dopo, riatterrato da quei vertiginosi 235 centimetri sul livello del mare (Ancona, il suo mare) dove non si spingeva dall’anno bifronte 2016 (oro mondiale indoor, oro europeo all’aperto, 2,39 a Montecarlo, infortunio, addio Giochi di Rio), le belle sensazioni erano tutte lì, accucciate ai piedi del materassone ad aspettare l’urlo liberatorio di Gimbo Tamberi, il legittimo proprietario dei salti in alto. Sei, agli Assoluti, da 2,16 a 2,35 alla prima prova, la forma ritrovata, il morale alle stelle, la pulizia del gesto tecnico come viatico per l’Olimpiade di Tokyo e nemmeno più la mezza barba, un incoraggiante segnale di crescita, forse: «E qui mi spiace ma devo smentire — ride Gimbo — perché sentivo il bisogno di uscire dai vecchi schemi e dai soliti rituali pre-gara, senza un reale motivo, se non la volontà di sfuggire a qualsiasi zona di comfort io avessi inconsciamente creato in questi anni. Ma che sia tutta intera o tagliata a pelle, dentro di me sarò per sempre: e prima o poi la mezza barba ritornerà».
È ritornato anche Tamberi, oggi atleta della società di San Vendemiano in attesa del concorso per entrare in Polizia («Mi hanno prospettato un progetto che mi è piaciuto, mi avevano cercato tante società civili offrendomi più soldi: è fondamentale chiarire che ciò che non vedevo più nelle Fiamme Gialle l’ho trovato lì»), 2,35 è la misura che gli ha permesso di staccare il bielorusso Nedasekau e l’ucraino Protsenko, entrambi a quota 2,34, e di respirare di nuovo aria di 2,38, il record nazionale al coperto (Hustopece 2016) che ad Ancona si è divertito ad accarezzare. Sarà Tamberi, questo Tamberi ritrovato alla fine di un viaggio dentro se stesso lungo un lustro, protagonista di un inverno da numero uno, il leader dell’Italia che viaggia verso l’Europeo indoor di Torun, in Polonia, al via giovedì: 44 atleti, equamente divisi (22 uomini e 22 donne), dalla debuttante assoluta in Nazionale Larissa Iapichino (pronta la prova d’iniziazione per la matricola) allo sprinter Marcel Jacobs, a due centesimi (6”53) dal record italiano nei 60 metri, dal pesista Leonardo Fabbri (ieri 20,46 m a Padova mentre Eyob Faniel migliorava il primato italiano nella mezza maratona correndo in 1h00’07” all’aeroporto di Siena), rallentato
Il debutto di Iapichino
Lei è pazzesca, il 6,91 di Ancona è un risultato incredibile: l’atletica italiana ha trovato un gioiellino. In Polonia sarò il suo capitano: sarà mio dovere proteggerla
dal Covid come Filippo Tortu (debutto, ormai, all’aperto), alla rediviva Federica Del Buono, che torna ad indossare la maglia azzurra a sei anni di distanza dal bronzo di Praga 2015. Spedizione larga, su indicazione al d.t. Antonio La Torre del neo presidente Fidal Stefano Mei, con quindici esordienti oltre a Larissa.
Gimbo non si nasconde dietro un dito: «Lo ammetto, non mi accontenterei di arrivare in finale, vincere l’argento sarebbe una sconfitta. Sarà una gara dell’alto dal valore olimpico, i primi tre delle graduatorie mondiali saranno in pedana: è la gara che voglio, il livello che cerco, la maglia azzurra mi darà una carica extra. In Polonia non inseguo la sensazione, inseguo la misura. Saltare bene o male non importa. Quando c’è in ballo l’inno conta solo il risultato». Lui nell’alto e Larissa Iapichino nel lungo quest’anno guardano il mondo dall’alto in basso: «Lei è pazzesca, il 6,91 di Ancona è qualcosa di incredibile, l’atletica italiana ha davvero trovato un gioiellino. Abbiamo l’obbligo di custodirla bene, perché ha un potenziale sconfinato. Io con il talento di Larissa ne ho viste poche. A 18 anni, a Torun arriva da favorita. E io, da capitano, saprò proteggerla».
Se il bersaglio grosso è l’Olimpiade di Tokyo («Quanti pensieri, quante notti insonni, quante lacrime pensando ai Giochi posticipati dalla pandemia, ma ormai sono dietro l’angolo»), l’Europeo di Torun è uno snodo importante per Tamberi nell’anno olimpico che dovrà risarcirlo con gli interessi. Il segreto di questo stato di grazia è una stagione cominciata il 4 ottobre scorso, lontano da guai e infortuni. «Lo dico sottovoce — racconta — ma è più di un anno e mezzo, dal Mondiale di Doha 2019, che non ho problemi fisici. Ho potuto allenarmi con continuità, lavorando a muso duro. Fisicamente sto bene, tecnicamente sto limando i difettucci: la luce nel salto da 2,35 di Ancona mi lascia ben sperare. Mentalmente mi sento come in una bolla: Tokyo è la gara della vita, non sono ammessi dubbi».
Verso Tokyo
«Sensazioni ritrovate, Torun snodo chiave verso i Giochi: a Tokyo la gara della vita»