«Più contagiosa e letale, la terza ondata è già in corso Prepariamoci alla quarta»
Il fisico Parisi: per intervenire servono dati più precisi
«Io non sono preoccupato soltanto per la terza ondata che è in corso, ma inizio a temere per la quarta che potrebbe arrivare il prossimo inverno». Giorgio Parisi, fisico e presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei, guarda alla futura, possibile minaccia, mentre in questi giorni la curva dei contagi in Italia è in netta risalita.
Professore, questa allora è la terza ondata?
«A dire il vero la seconda non è finita, quindi si può discutere se si tratti di una recrudescenza di quella o di una fase successiva. In ogni caso ha senso chiamarla terza ondata perché ha caratteristiche diverse: le varianti».
Di cosa stiamo parlando?
«La mutazione inglese per esempio ha una contagiosità superiore del 50% e una letalità del 30%. Mantenendo le misure costanti i casi raddoppierebbero in poco meno di due settimane».
Nella seconda ondata abbiamo avuto quasi 41 mila casi in un giorno. Arriveremo a quei numeri?
«Lo scopriremo tra una decina di giorni. Ultimamente abbiamo visto un incremento del 30% a settimana, vuol dire un raddoppio dei casi in due settimane e il quadruplo in un mese: dai 13 mila di ieri si può passare a 50 mila casi».
Si rischiano così anche più di mille morti al giorno?
«Se raddoppiano i casi e questi sono 30% più letali allora è facile arrivare a quei decessi. Se si ritarda la risalita della curva — anche di 2-3 settimane — ma intanto si vaccina speditamente la popolazione anziana potremmo avere meno decessi e anche meno ricoveri».
Da diverso tempo i nuovi contagi non scendevano più: forse bisognava preoccuparsi già allora?
«Ricordo però che fino a pochi giorni fa abbiamo avuto una lieve discesa dei ricoverati in terapia intensiva e di
● ospedalizzazioni. L’impressione era che la curva piatta fosse dovuta a un maggior controllo».
Quando ha iniziato a pensare alla nuova ondata?
«Dal momento che non arrivavano segnalazioni di variante inglese pensavo in Italia fosse attorno al 2-3% dei nuovi casi. Ma quando l’Istituto superiore di sanità a inizio febbraio ha detto che era al 18% quello è stato il segnale».
C’è una previsione sul picco della curva attuale?
«Difficile farla. Se domani si decidesse il lockdown totale per 15 giorni il picco sarebbe tra 8-10 giorni. Ma dato che non si può fare una chiusura forte, tutto dipenderà dall’efficacia delle misure almeno locali».
Questa ondata sarà peggio o più «mite» delle altre?
«Dipende dalla capacità dei pubblici poteri di bloccare le persone contagiate. Abbiamo visto che se le persone non si incontrano non contagiano. Il governo deve navigare tra Scilla e Cariddi, ma è un percorso non facile. E bisogna capire anche che cosa succede nelle scuole».
Cioè?
«Mi piacerebbe sapere quanti sono i casi negli istituti e soprattutto i doppi casi nelle singole classi per capire la trasmissibilità. Ci sono ancora cose che non sappiamo».
La terza ondata si poteva evitare?
«Se avessimo monitorato meglio la diffusione della variante inglese un mese fa si poteva intervenire un mese prima».
Parlava di quarta ondata...
«Se dovessero spuntare nuove varianti che sfuggono ai vaccini attuali è necessaria una campagna vaccinale di richiamo a dicembre-gennaio. Ma bisogna pensarla ora».
Se avessimo monitorato meglio la diffusione della variante inglese un mese fa si poteva intervenire con anticipo
«Difficile prevedere il picco: arriverebbe fra 8-10 giorni chiudendo tutto, ma non si può»