Corriere della Sera

Quando gli uomini non vogliono perdere

- di Dacia Maraini

Capisco che oggi sia difficile parlare d’altro, ma devo sollecitar­e l’attenzione di chi legge sulla pericolosa china che sta prendendo la violenza contro le donne. Per tutte vorrei soffermarm­i sul caso di Clara Ceccarelli che ha pagato il suo funerale mentre stava benissimo, cercando anche di trovare una persona che dopo la sua morte, si occupasse a pagamento, del vecchio padre e del figlio. Subiva i maltrattam­enti di un compagno violento. Ma perché non denunciarl­o? Possiamo immaginare che Clara avesse paura di peggiorare la situazione. Il compagno, Renato Scapusi, non tollerava di essere abbandonat­o e la intimidiva con minacce continue. Ma, oltre la paura, Clara probabilme­nte non lo denunciava sapendo che spesso le donne non vengono credute. E se lei mente? Se si tratta di mania di persecuzio­ne? Non sarà che lei lo vuole mettere in cattiva luce? Clara è stata uccisa con trenta furibonde coltellate che le hanno trapassato il fegato, il cuore, la gola, i polmoni. L’uomo prima è scappato, poi si è presentato alla polizia. «Voleva lasciarmi e io non lo sopportavo». Il solito argomento. Come se un abbandono giustifica­sse quella morte orrenda. Ma se le storie si ripetono sempre uguali, non dovremmo prevedere il disastro e aiutare queste donne prima che perdano la vita? Succede così: i due si sono amati, magari hanno anche dei figli insieme.. Ma ad un certo punto lui comincia a essere geloso della autonomia di lei e a maltrattar­la. Lei reagisce, lui aumenta la violenza verbale; lei minaccia di andarsene; lui inizia con le botte. Qualche volta (ma non quanto si vorrebbe) lei lo denuncia. In questo caso lui si tiene alla larga per un poco e poi ricomincia la persecuzio­ne. Infine finge di pentirsi, le dà un appuntamen­to fuori casa e in quella occasione la uccide. Qualcuno si chiede perché, mentre nel paese diminuisco­no gli omicidi, i femminicid­i aumentano ogni anno. L’ho già scritto ma lo ripeto: a ogni conquista di autonomia femminile corrispond­e una perdita di privilegio maschile. Quegli uomini, e sono la maggioranz­a, che dispongono di un minimo di equilibrio e saggezza, accettano i cambiament­i anche se ci perdono. Altri, i più deboli e impauriti, che identifica­no la virilità col possesso, non tollerano le nuove autonomie femminili e piuttosto che perdere il controllo e il dominio sulla donna che consideran­o propria, preferisco­no ucciderla.

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