Ecco i nuovi candidati e lo Strega entra nel vivo
Venerdì è l’ultimo giorno per proporre titoli In gara Teresa Ciabatti presentata da Sandro Veronesi
Salgono a 45, con i dieci nomi resi noti ieri, i candidati al Premio Strega 2021: a questi si aggiungeranno le eventuali proposte presentate entro venerdì 5 marzo dagli Amici della domenica. Le scadenze successive saranno il 22 marzo per la dozzina e il 10 giugno per la cinquina, con il voto finale l’8 luglio.
Intanto, ecco i nuovi candidati: Michele Ainis con Disordini (La nave di Teseo) candidato da Sabino Cassese («Sa raccontare narrativamente — si legge nelle motivazioni — una vicenda che nasconde una più profonda narrazione filosofica»); Giulio Cavalli con Nuovissimo testamento (Fandango Libri) presentato da Filippo La Porta («Cavalli ci avverte con un uno straordinario esercizio di immaginazione sociologica (e antropologica) che la bellezza è sovversiva»); Teresa Ciabatti con il suo Sembrava bellezza (Mondadori) candidato dal due volte Premio Strega Sandro Veronesi («Una lezione di letteratura narrativa, per tutti quelli che ancora non hanno smesso di esercitarsi nel fallimentare tentativo di tenere separate, nei romanzi, verità e finzione»).
L’elenco continua con Alessandra Fa
gioli e il suo Scacco all’isola (Robin Editore) proposto da Paolo Ferruzzi («Un intreccio serrato di incognite e tensioni, atmosfere e personalità, in cui si riflette anche sulla natura del genere giallo»); Marco Albino Ferrari con Mia sconosciuta (Ponte alle Grazie) candidato dal premio Strega Paolo Cognetti («Un libro di montagna che raggiunge la cima del genere aprendosi ai vasti orizzonti della letteratura»); Anna Giurickovic Dato con Il grande me (Fazi) proposto da Angelo Guglielmi («Un impasto disseminato di ragione e di sentimento, sgarbati preziosismi stilistici… Se pur scritto in prima persona è oggettivo e una confessione»).
Chiudono le nuove entrate di ieri Francesca Mannocchi con Bianco è il colore del danno (Einaudi Stile libero) presentato da Renata Colorni (le motivazioni sottolineano la «rilevanza, scientifica, politica e sociale, del tema che Mannocchi affronta di petto, con competenza specifica e strenuo coraggio»); Elena Mearini con I passi di mia madre (Editore Morellini) candidato da Lia Levi («Il linguaggio della Mearini è fatto di piccoli tocchi leggeri e non scontati, la metafora è rapida e pregnante»); Si
mone Perotti con I momenti buoni (Mondadori) proposto da Paolo Mauri («Un romanzo ambizioso, che cita Jack London e tace molte cose, lasciando al lettore il gusto di scoprirle»); Paolo Zardi con Memorie di un dittatore (Perrone) candidato da Paolo Di Paolo («Dà forma a una spiazzante meditazione sul potere — il potere che si desidera e che si conquista, si ottiene talvolta senza nemmeno usare violenza»).
Della seconda esperienza al Premio parla Teresa Ciabatti, già nel 2017 in cinquina con La più amata (Mondadori), e da anni firma del «Corriere della Sera» e de «la Lettura». «Sono molto felice di tornare allo Strega — spiega la scrittrice —, secondo me questa volta me lo godrò di più. La prima volta era una cosa nuova, uno sconvolgimento; ora, con un’altra età ed esperienza, è un’occasione bellissima». Ciabatti si sente «molto onorata» per la candidatura proposta da Veronesi: nelle motivazioni, lo scrittore si sofferma sui meccanismi del libro, come la relazione tra verità e finzione. Il romanzo infatti appare come l’autobiografia di una scrittrice, ma non è autofiction. «Nemmeno con cento testimoni — spiega Ciabatti — si può ricostruire la verità assoluta di un fatto, figurarsi con il racconto di un singolo. Io sono contro la “verità”, contro l’”autofiction”: quel che mi interessa è un’autobiografia menzognera, che offra la possibilità di esistenze lontanissime da ciò che si è. E infatti, il romanzo non è scritto di getto, ma è un lavoro su verità e immaginazione in cui la complessità è ricostruita in altro modo, con l’intreccio dei piani, il cambio di voci, tra indiretto libero e passaggio dall’io al lei, e così via. Parlando di fiction, mi interessa anche il concetto di manipolazione, l’idea che la memoria, il ricordo, sia un elemento in fondo sempre manipolato».
Ciabatti conclude riflettendo sul tema sollevato proprio sul «Corriere della Sera» da Emanuele Trevi, altro candidato allo Strega quest’anno (con Due vite, pubblicato da Neri Pozza), sull’importanza del premio per «dare durata» ai libri. La scrittrice nota come di recente l’elemento sia stato accentuato: «Sono d’accordo con Trevi — conclude —, lo Strega può dare una vita più lunga a un libro. E questo è importante, se si considera il tempo che richiede un romanzo: io impiego quattro anni per scrivere un libro. Negli ultimi tempi poi lo Strega fa una cosa molto bella: dà risalto a tutte le tappe, mentre una volta era più concentrato sulla cinquina. Ora non è più così, c’è una forma di racconto, un meccanismo che inizia molto prima: la curiosità di vedere ogni lunedì i nuovi candidati, la suspense per le proposte successive. Anche questo è un modo per tenere vivi i libri».
Tra i candidati all’edizione di quest’anno del premio, la settantacinquesima, resi noti nelle scorse settimane, anche Andrea Barzini (per l’editore Solferino), Paolo Di Stefano (Bompiani), Antonella Lattanzi (HarperCollins), Marilù Oliva (Solferino), Aurelio Picca (Bompiani).