Barcellona caos Arrestato l’ex presidente Pagava sul web per screditare Messi e i critici
Non c’è pace per il Barcellona che in Liga è staccato di 5 punti dall’Atletico Madrid del grande ex Luis Suarez (che ha anche giocato una partita in meno), è praticamente fuori dalla Champions dopo l’1-4 casalingo contro il Paris Saint Germain e vede Leo Messi sempre più desideroso di andarsene via, per di più a parametro zero.
In mezzo a questo fallimento tecnico è esplosa, a una settimana dall’elezione del nuovo presidente (candidati Joan Laporta, Victor Font e Toni Freixa), una bomba giudiziaria. L’ex presidente Josep Maria Bartomeu, che si era dimesso lo scorso 27 ottobre, è stato arrestato ieri mattina dai Mossos d’Esquadra , gli agenti della polizia catalana, nel corso dell’operazione «BarçaGate». Insieme a lui sono stati posti in stato di fermo l’ex capo del personale del club, Jaume Masferrer, il d.g. Oscar Grau e il capo dell’ufficio legale Roman Gomez Ponti.
Il giudice del Tribunale numero 13 di Barcellona indaga su corruzione e falso in amministrazione. Lo scandalo era scoppiato poco più di un anno fa, portato alla luce dal portale Cadena Ser, che ieri ha dato per primo la notizia degli arresti e della detenzione cautelare presso i rispettivi domicili, insieme al quotidiano La Vanguardia. Il management di Bartomeu aveva assunto una società esterna, la «I3 Ventures», per creare contenuti sul web e sui social che screditassero tutti i critici della sua presidenza, compresi Leo Messi e la moglie, Gerard Piqué, Pep Guardiola e altri dirigenti blaugrana.
Le indagini si sono concentrate sui pagamenti effettuati dal Barcellona, che ha versato 6 bonifici da 200.000 euro l’uno (la soglia economica per evitare che il pagamento sia messo alla firma del Consiglio direttivo) a società tipo la «I3 Ventures». Il sospetto è che
questo tipo di pagamenti (anche per servizi inesistenti) potesse essere più frequente e che almeno 3,6 milioni di euro sono stati sicuramente spesi per servizi che costavano in realtà molto meno. Tutto questo in un club che, per usare un eufemismo, ha i conti in profondo rosso. Stando ai dati pubblicati nell’ultimo esercizio chiuso al 30 giugno 2020, diffusi dai media spagnoli, i debiti ammontano a 1,173 miliardi di euro, con un debito a breve termine da 730 milioni: 256 milioni nei confronti di istituti di credito, 2,5 milioni in obbligazioni, 164 milioni verso il personale sportivo e i restanti 298 milioni legati ad altre voci. Una situazione che ha scatenato soprattutto Psg e Manchester City sulle tracce di Leo Messi.
Cercasi Juventus, però senza apprensione: Andrea Pirlo ostenta serenità con la sua imperscrutabile espressione da pokerista, ma affronta una settima fondamentale con in mano carte obbligate, che a Verona non si sono rivelate vincenti: nessuno degli infortunati (a parte forse Morata), torna a disposizione stasera contro lo Spezia di Vincenzo Italiano, una squadra che ha battuto Napoli e Milan e sa sempre quello che deve fare in campo pur con i suoi limiti messi a nudo all’andata dall’ingresso dalla panchina di CR7, autore di una doppietta .
Chiellini, Bonucci e Cuadrado potrebbero tornare a disposizione sabato per la Lazio, mentre Dybala e Arthur restano in dubbio anche per la sfida chiave in Champions con il Porto tra una settimana. Nell’attesa, questa Juventus (alle prese con una positività al Covid che però non riguarda un giocatore) ha poche idee, ma abbastanza confuse. La creatura di Pirlo sembra ancora una squadra troppo «teorica», nella quale la preparazione
«Non avevo messo in conto tanti infortuni, ma gli obiettivi restano gli stessi»
a tavolino per mano dello staff non sembra fare breccia nella pratica sul campo e nella testa dei giocatori, che vanno incontro a frequenti blackout. Una situazione simile a quella vista con Sarri, che faceva più punti (Pirlo ne ha 8 di meno) però fumava e diceva le parolacce.
«Abbiamo cercato di costruire una squadra super competitiva — argomenta il tecnico —. Magari non avevo messo in preavviso di avere così tanti infortunati nello stesso momento. Ma sono fiducioso. E sereno: il carattere c’è e crediamo di poter raggiungere ancora tutti gli obiettivi. Altrimenti non lo direi. I ragazzi ci credono, si allenano bene, hanno voglia di conquistare lo scudetto. E questo mi fa stare tranquillo».
Questa squadra però è fin troppo calma: a preoccupare è la mancanza di spirito da battaglia. Così la Juve va avanti molto spesso seguendo la fame atavica di Ronaldo e gli strappi di Chiesa: in certe serate può anche bastare, ma per quattro volte i bianconeri si sono fatti rimontare dopo essere stati in vantaggio. E in questa stagione non hanno mai vinto una partita 1-0, risultato «simbolo» di un certo tipo di calcio, che ha estimatori anche nella vecchia guardia, non sempre sintonizzata sulla stessa lunghezza d’onda dell’attuale proposta di gioco.
Dinamiche nuove per problemi antichi, come nel caso degli arbitri, che ora possono parlare: «Lo trovo molto giusto — chiosa Pirlo —: l’importante è che si parli di episodi della partita che c’è stata poco prima e magari non di una di 3, 4, 5 anni fa». Il riferimento è alle parole di Orsato su Inter-Juve 2018. Già a Napoli, dopo il fallo da rigore di Chiellini, il tecnico aveva fatto capire di non apprezzare l’aria che tira: «A parti invertite ci sarebbero stati più casini». Una botta di juventinità che servirebbe anche sul campo.