Addio a Larizza, il leader riformista Uil
Con Pietro Larizza, deceduto a 85 anni, se ne va un leader sindacale protagonista della stagione d’oro della concertazione, nella quale i sindacati, insieme con le associazioni d’impresa, erano partecipi delle scelte di politica economica del governo. Era l’inizio degli anni Novanta e prima l’esecutivo Amato e poi quello Ciampi furono chiamati a salvare l’Italia da una gravissima crisi. Carlo Azeglio Ciampi, raccogliendo il lavoro impostato da Giuliano Amato, concluse la trattativa con Cgil, Cisl, Uil e Confindustria nel luglio del 1993 con l’ accordo che definiva le nuove regole della contrattazione e della politica dei redditi. Larizza, che era segretario della Uil e un convinto riformista, si spese molto affinché il sindacato tagliasse unito il traguardo. Non fu facile. Gli altri protagonisti erano tutti leader dalla forte personalità e dal carattere non facile, come del resto lo stesso Larizza: Bruno Trentin, a capo di una Cgil ancora lacerata per l’abbandono della “scala mobile”; Sergio D’Antoni, per la Cisl e Luigi Abete per la Confindustria. Grande regista fu il ministro del Lavoro Gino Giugni, giuslavorista, già tra i padri dello Statuto dei lavoratori, col quale Larizza aveva un rapporto facilitato dalla comune appartenenza alla famiglia socialista.
Larizza, che era diventato segretario della Uil nel 1992 raccogliendo l‘eredità di Giorgio Benvenuto, lasciò nel 2000 e divenne presidente del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro previsto dalla Costituzione. Ne restò alla guida fino al 2005, tentando di rilanciarlo. Poi fu senatore per i Ds. Alle elezioni del 2008, candidato per il partito socialista, non fu eletto. Aveva due sogni. Il primo, di vedere il sindacato tornare forte come un tempo. Il secondo, il Ponte sullo Stretto, per il quale si era sempre battuto, per unire la sua Calabria (era nato a Reggio Calabria il 21 luglio del 1935) e la Sicilia, come simbolo del riscatto del Mezzogiorno.