La condanna di Sarkozy Carla lo difende: è accanimento
L’ex presidente colpevole di corruzione. Svanisce il sogno di ricandidarsi nel 2022
L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy condannato a tre anni (due con la condizionale). È stato riconosciuto colpevole di corruzione. Non potrà candidarsi per le presidenziali del 2022. «Che accanimento» il commento della moglie Carla Bruni. L’ex presidente ha presentato istanza di appello.
Un presidente emerito con il braccialetto elettronico. È questo lo scenario senza precedenti che si apre per Nicolas Sarkozy, condannato in primo grado nel caso «Paul Bismuth»: tre anni di carcere – dei quali due con la condizionale – per l’uso del suo potere di influenza e la corruzione di un magistrato. La pena è sospesa perché Sarkozy ha presentato subito appello, il nuovo processo è atteso per l’anno prossimo. Ma diventa a questo punto impossibile la candidatura alle presidenziali della primavera 2022, che Sarkozy non aveva ancora evocato ma che molti nella destra francese sognavano.
Tentare o no un nuovo grande ritorno in politica: la decisione era appesa alla sentenza del tribunale di Parigi, che ieri ha ridotto la pena richiesta a dicembre dalla procura nazionale finanziaria (quattro anni di cui due con la condizionale) accogliendone però le ragioni di fondo. Sarkozy diventa così il secondo presidente emerito a subire una pena detentiva dopo Jacques Chirac (due anni con la condizionale nel 2011 per gli impieghi fittizi da sindaco di Parigi), e il primo a essere colpito da una pena effettiva. Resta presunto innocente fino all’appello, alla Cassazione e, se necessario, al probabile ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Ma un ritorno all’Eliseo dopo il mandato 2007-2012, in queste condizioni, è impensabile.
I fatti contestati risalgono all’inizio del 2014, quando Sarkozy e il suo legale, Thierry Herzog, cercavano di ottenere informazioni relative ad altre inchieste a carico di Sarkozy, quelle relative ai presunti finanziamenti ottenuti da Gheddafi e da Liliane Bettencourt per la campagna elettorale del 2007. L’avvocato Herzog si era accorto che il telefonino di Sarkozy era intercettato dai magistrati, allora ha comprato due carte telefoniche prepagate registrandole con il primo nome che gli è venuto in mente: Paul Bismuth, un vecchio compagno di liceo mai più visto né sentito (che vive in Israele ed è molto seccato per questa notorietà mondiale non richiesta).
Credendosi al sicuro dalle intercettazioni, il finto Paul Bismuth ovvero Nicolas Sarkozy e l’avvocato Herzog si sono lasciati andare a conversazioni compromettenti riguardo a colui che chiamavano «il nostro amico», ovvero l’alto magistrato di Corte di cassazione Gilbert Azibert. Solo che anche la linea registrata sotto il falso nome di Paul Bismuth è stata ben presto messa sotto ascolto.
I giudici sono convinti che Sarkozy e l’avvocato Herzog si siano messi d’accordo con Azibert per ottenere informazioni riservate sulle indagini, in cambio di un aiuto per fargli avere l’ambita poltrona di giudice nel Principato di Monaco. «Se tu potessi mettere una buona parola a favore di Gilbert per quel posto che sta per liberarsi...», dice Herzog a Sarkozy. Il giudice, poi, quel posto, non l’ha ottenuto. Ma tutti e tre – Sarkozy, Herzog e Azibert – sono stati comunque riconosciuti colpevoli.
Una sentenza che di fatto elimina un ipotetico avversario politico, ma che certo non rallegra il governo francese: il ministro della Giustizia, l’avvocato Eric Dupond-Moretti, la scorsa estate ha trascorso alcuni giorni di vacanza con il collega Herzog, e il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha iniziato la carriera come delfino di Sarkozy, confermandogli dopo la condanna il suo «sostegno di amico».
Carla Bruni ha reagito pubblicando su Instagram una foto accanto al marito sorridente: «Che accanimento insensato amore mio. La nostra lotta continua, la verità verrà alla luce #Ingiustizia».