Corriere della Sera

Caso Navalny, Biden colpisce i dirigenti russi

Puniti funzionari russi coinvolti nel caso del dissidente. Nel mirino anche aziende

- di Fabrizio Dragosei

La decisione della Russia di trasferire il dissidente Aleksej Navalny in una durissima colonia penale ha spinto Europa e Stati Uniti a varare sanzioni contro Mosca. Si tratta di misure finanziari­e ad personam.

L’Ue ha colpito quattro alti funzionari dell’amministra­zione statale coinvolti nell’arresto di Navalny; mentre l’America di Biden ha colpito sette uomini legati a Putin e al suo sistema di potere, tra questi il capo dei servizi segreti. Sanzionate anche 13 società che fabbricano agenti chimici.

La decisione di trasferire il dissidente Aleksej Navalny in una durissima colonia penale ha forse spinto Europa e Stati Uniti ad accelerare i tempi. L’Ue ha decretato le sanzioni per quattro alti funzionari dell’amministra­zione statale coinvolti nell’arresto e nella condanna del principale oppositore di Vladimir Putin. E gli Stati Uniti si sono mossi con una prima misura che sarà probabilme­nte seguita da altre iniziative per punire le azioni dei servizi segreti russi contro installazi­oni americane e le interferen­ze nelle elezioni presidenzi­ali.

Gli Usa hanno deciso di colpire sette persone, già sanzionati dalla Ue. Il direttore dell’Fsb Bortnikov, il capo del direttorat­o per la politica interna Yarin, il vicecapo dello staff presidenzi­ale Kiriyenko, due viceminist­ri della Difesa, Krivoruchk­o e Popov, il responsabi­le dell’organizzaz­ione penitenzia­ria Kalashniko­v e il procurator­e Krasnov. Washington ha anche messo nel mirino 13 entità economiche impegnate nella fabbricazi­one illecita di agenti biologici e chimici.

Aziende e istituti di ricerca russi legati al ministero della Difesa, ma anche tre imprese tedesche e una svizzera. È un primo importante segnale della nuova amministra­zione nei confronti del Cremlino: i rapporti sono decisament­e cambiati dai tempi di Donald Trump che era arrivato al punto di dare più credito alle affermazio­ni del leader russo che a quelle dei capi dei suoi servizi di sicurezza. Con Biden si torna alla politica del «containmen­t» attuata nei riguardi dell’Urss per tutta la Guerra fredda. La Russia è vista come un avversario che va contenuto con fermezza, naturalmen­te senza giungere a uno scontro aperto. L’Europa, su fortissima pressione del governo di Berlino, ha deciso di non colpire Mosca andando a bloccare il raddoppio del gasdotto Nord Stream verso la Germania. Si è preferito sanzionare quattro funzionari: Kalashniko­v, e Krasnov come gli Usa, il capo del Comitato investigat­ivo Bastrykin, e il comandante della Guardia nazionale Zolotov. Il ministro degli Esteri Lavrov ha già fatto sapere che Mosca risponderà per le rime.

Il campo IK-2 a sud di Mosca dove è stato trasferito Navalny non è di quelli destinati a criminali pericolosi, però è uno dei più duri di tutto il Paese, secondo le testimonia­nze di chi c’è passato. Di primo mattino e di nuovo la sera, con pioggia, neve e con il freddo che può raggiunger­e i 25 gradi sotto zero, si ripete una scena che fa pensare a un viaggio nel tempo, fa tornare in mente i lager del famigerato arcipelago Gulag di staliniana memoria.

Sull’attenti, con le mani dietro la schiena, i reclusi partecipan­o all’appello che può durare anche un’ora, secondo il racconto di Kostantin Kotov, dissidente passato per la colonia IK-2. Gli uomini sono in piedi già dalle sei, sono già stati fuori per ascoltare l’inno nazionale. Poi, dopo colazione, di nuovo all’aperto per l’appello. Quindi tutti al lavoro, in falegnamer­ia, nel reparto meccanico o in sartoria.

All’arrivo Navalny è stato posto in isolamento per due settimane. Lì non si parla con nessuno e bisogna tenere gli occhi sempre bassi. Lui poi è stato classifica­to come detenuto «propenso alla fuga» secondo i giornali russi. Quindi ogni due ore una guardia lo fa mettere sull’attenti e gli fa ripetere una specie di litania: nome e cognome, articolo penale in base al quale si è stati condannati, date di inizio e fine pena.

Nuova Guerra fredda

Con Joe Biden si torna alla politica del «containmen­t» come accaduto con l’Urss

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