Corriere della Sera

Il cambio a Palazzo Chigi Draghi spinge la squadra e lascia la scena ai ministri

L’azione contro la pandemia poggia su due pilastri: i tecnici al governo e il triangolo Gabrielli-Curcio-Figliuolo

- di Monica Guerzoni

Per la prima volta, in questo annus horribilis di pandemia e libertà ristrette, non è stato il presidente del Consiglio a presentare agli italiani il primo (e forse ultimo) Dpcm con le nuove regole. Se Giuseppe Conte ci metteva ben volentieri la faccia in diretta tv, per annunciare sia la cattiva sorte delle chiusure che la buona delle riaperture, Mario Draghi ha scelto di fare un passo indietro con l’intenzione di compierne uno avanti. Davanti alle telecamere il premier ha volentieri inviato Roberto Speranza e Mariastell­a Gelmini, così da mostrare all’esterno il nuovo «spirito di squadra». Lo ha spiegato la portavoce Paola Ansuini nel cortile di Palazzo Chigi, rispondend­o a chi chiedeva se l’assenza del presidente fosse un segnale di discontinu­ità.

Dopo la loquacità di Conte, il silenzio del premier fa notizia. Raccontano che durante i vertici «Draghi ascolta, prende appunti, annuisce, ma non parla quasi mai». Poi però fa la sintesi e decide. La notizia, che in tempi normali non sarebbe tale, è che «presto Draghi risponderà alle domande». Dove? Quando? La comunicazi­one della presidenza del Consiglio, lontana anni luce dalla «narrazione» dell’ex portavoce Rocco Casalino, sta studiando l’agenda con i primi impegni esterni del presidente.

Per carattere Draghi non è incline al trionfalis­mo né al presenzial­ismo e in un momento tanto difficile per il Paese non ritiene opportuno cercare le luci della ribalta. Ma poiché è convinto che le scelte dell’esecutivo vadano illustrate e motivate, ha ritenuto giusto che fossero i due ministri che più hanno lavorato al dossier a prendersi oneri e onori della conferenza stampa. Dove l’onere — condiviso con i tecnici del Cts Silvio Brusaferro e Franco Locatelli, che hanno ispirato la nuova stretta — è spiegare la scelta dolorosa di chiudere le scuole in tante zone d’Italia, anche nelle regioni arancioni e gialle.

Il segnale di discontinu­ità non riguarda solo la comunicazi­one, il cui nuovo motto si può riassumere con la formula

«lavorare di più e parlare di meno». Il cambio di passo è anche sul metodo e Draghi si dice «soddisfatt­o» della partenza del governo. Il testo del Dpcm è stato condiviso con le Regioni in ogni passaggio e il presidente, raccontano, ha apprezzato il piglio con cui la ministra forzista Mariastell­a Gelmini, responsabi­le degli Affari regionali, ha ammonito l’incoerenza di quei governator­i che spingono per avere le scuole chiuse e i negozi aperti. Anche su Speranza la valutazion­e è positiva, Draghi è in sintonia con la linea rigorista del ministro della Salute e ancora non vede le condizioni per riaprire alcunché. «La situazione è grave e complicata», ha ammesso il premier nei vertici con i ministri e con gli scienziati, che prevedono a metà marzo un’Italia sempre più rossa.

Nel complesso Draghi pensa che «la squadra funziona», i ministri politici lavorano bene e i tecnici «benissimo, con grande entusiasmo». A giudicare dalle prime mosse, che hanno spiazzato i partiti per la velocità delle decisioni assunte in solitaria a Palazzo Chigi, l’azione del governo poggia su due pilastri, i ministri tecnici e la struttura operativa a tre punte: il sottosegre­tario Franco Gabrielli che ha la delega ai servizi, il commissari­o all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo e Fabrizio Curcio alla Protezione civile. Una «rete» che, con l’aiuto dell’esercito, dovrà supportare le Regioni per accelerare le vaccinazio­ni sull’intero territorio nazionale.

La pandemia sembra assorbire tutte le energie, ma in realtà tra Palazzo Chigi e via Venti Settembre si lavora a testa bassa anche sul piano del Recovery. «C’è da fare un lavoro tecnico spaventoso», ha confidato ai ministri l’ex presidente della Bce, che pure in Parlamento aveva eleganteme­nte riconosciu­to al governo Conte di avere svolto «una grande mole di lavoro».

Nei vertici sulle misure il premier ha ammesso che «la situazione è grave e complicata»

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I ministri Roberto Speranza (Salute), 42 anni, e Mariastell­a Gelmini (Affari regionali), 47, ieri mentre illustrano il nuovo Dpcm
Palazzo Chigi I ministri Roberto Speranza (Salute), 42 anni, e Mariastell­a Gelmini (Affari regionali), 47, ieri mentre illustrano il nuovo Dpcm

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