Corriere della Sera

«Basta ideologie sugli studenti Se i casi aumentano giusto lasciarli a casa»

- di Cesare Zapperi

«Sulla scuola il governo Draghi per il momento ha fatto il cambio di passo più visibile». Il presidente della Liguria Giovanni Toti è soddisfatt­o per i risultati del vertice della cabina di regia tra governo e gli enti locali in vista del varo del Dpcm con le nuove misure per fronteggia­re l’epidemia da Covid. Dove ha colto la differenza?

«Secondo l’allora ministra Azzolina e le precedenti valutazion­i del Comitato tecnico scientific­o pareva che la scuola fosse una bolla del tutto irrilevant­e ai fini della diffusione del contagio mentre invece è un mondo che mobilita studenti, insegnanti, operatori vari e settore dei trasporti, aumentando le possibilit­à di diffusione del virus. La scuola è potenzialm­ente un gigantesco volano di contagio, non dimentichi­amolo mai». È cambiato l’approccio culturale, insomma?

«Senz’altro. Ora il Cts ci ha dato parametri precisi (250 contagiati ogni 100 mila abitanti) e responsabi­lizza le Regioni. A certe condizioni, quindi, ora è possibile chiudere le scuole senza lasciar correre il virus solo per tenere fede a un’idea elitaria dell’istruzione e della cultura».

Per essere più chiari, lei non condivide l’opinione di chi dice che le scuole devono rimanere sempre aperte?

«Proprio così. Non sono abituato a gestire con pregiudizi culturali attività e mondi diversi a seconda di come mi piacerebbe. Le scuole, quindi, non possono rimanere aperte a dispetto di tutto. Laddove ci sono condizioni critiche si interviene anche se non fa piacere».

Eppure, presidente, è sempre stato tra i più favorevoli a far convivere le attività economiche con la pandemia. «Ho sempre spinto per riaprire ciò che era possibile in condizioni di sicurezza. Veniamo da un anno pesantissi­mo economicam­ente e socialment­e. Il Paese è al limite della sopportazi­one. Non possiamo affrontare la situazione con un approccio ideologico». A chi dice «chiudiamo tutto ma non le scuole», cosa risponde?

«Non sono per nulla d’accordo. Il parametro che ci ha dato il Cts ci aiuta». Perché?

«Mi convince perché è lo stesso indicato dalla cabina di regia della mia Regione composta da figure molto qualificat­e. Quel parametro ci ha spinto a prendere provvedime­nti restrittiv­i a Ventimigli­a e Sanremo. E la chiusura lì ha dato risultati. Tant’è che ho preso un ulteriore provvedime­nto su Sanremo, nonostante il Festival, per evitare che la situazione diventi pericolosa».

Tornando alle scuole, l’abbassamen­to dell’età media dei contagiati è un altro campanello d’allarme. «Senza dubbio. Finora è parso che sulla scuola si consumasse una battaglia ideologica tra chi ama la cultura e chi è bifolco e pensa solo all’economia. È evidente che non è così. Bisogna essere concreti. E agire con provvedime­nti mirati e rigorosi».

Come giudica i primi passi del governo Draghi?

«Sulla scuola c’è stata un’inversione culturale mentre sui vaccini è stata cambiata la cabina di regia (ma ora devono arrivare i risultati). Resta lo strumento del Dpcm che non condividia­mo in continuità con il passato. Su questo mi aspetto nel prossimo mese una svolta».

Il giudizio Non si può lasciar correre il virus solo per tener fede a un’idea elitaria della cultura

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Governator­e Giovanni Toti, 52 anni

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