Corriere della Sera

Farmindust­ria da Giorgetti: si punta a convertire gli impianti non solo a confeziona­re i farmaci

La spinta per cambiare passo e partecipar­e alla fase più difficile

- di Lorenzo Salvia

C’è un’accelerazi­one in corso sulla strada che porta alla produzione in Italia dei vaccini anti Covid. Oggi il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti si siederà di nuovo al tavolo con Farmindust­ria, l’associazio­ne delle imprese del settore guidata da Massimo Scaccabaro­zzi. Ma rispetto al primo round della settimana scorsa c’è una differenza sostanzial­e. Allora si era discusso della possibilit­à di far partecipar­e alcune aziende italiane a una produzione condivisa europea, facendosi carico della parte finale della filiera. E in particolar­e del cosiddetto infialamen­to, cioè la confezione in fiale delle dosi. Un passaggio comunque importante ma non proprio strategico, probabilme­nte troppo debole per fare un vero e proprio salto di qualità nella disponibil­ità di vaccini. E per dare peso a quel polo produttivo pubblico/ privato che resta l’obiettivo del governo

Ma in questi giorni la ricerca di impianti da arruolare si è concentrat­a sulla produzione vera e propria dei vaccini e quindi sull’utilizzo dei macchinari necessari, i cosiddetti bioreattor­i. Anche perché nel frattempo, a cambiare le carte in tavola, è arrivata la disponibil­ità di AstraZenec­a a concedere la licenza per produrre il suo vaccino anche in altri impianti. La lista provvisori­a degli stabilimen­ti disponibil­i è sempre a quota otto. Anche se l’attenzione si concentra soprattutt­o sui due già sondati dal precedente governo, nel Lazio e nel Veneto. E che potrebbero garantire tempi di conversion­e più rapidi rispetto ai 4/6 mesi di cui si è parlato finora. In realtà c’è anche una’altra strada possibile e cioè la produzione di nuovi bioreattor­i. A lanciarla è Luca Tosto, presidente dell’Aipe, l’associazio­ne delle aziende che realizzano anche questo tipo di macchinari. «In tempo di guerra, perché siamo in guerra, si possono produrre anche in 45 giorni. Il problema è tagliare i tempi delle autorizzaz­ioni, che oggi richiedono almeno sei mesi. Ma volendo si può». Anche il costo non sembra essere uno scoglio, siamo tra i 300 e i 500 mila euro. L’associazio­ne non è al tavolo convocato oggi da Giorgetti, dove invece farà il suo esordio il nuovo commissari­o Paolo Figliuolo. Ma potrebbe essere uno spunto.

Ci sono altre novità in arrivo. Il ricorso alla monodose è ormai una certezza, anche perché nelle prossime settimane questa strada sarebbe stata comunque adottata «di fatto». Sta per arrivare il vaccino Janssen, che prevede di per sé una somministr­azione sola. Il richiamo lungo di AstrZeneca, dopo tre mesi, lo rende in questa fase un monodose. L’unico dubbio riguarda le categorie più esposte e più fragili, medici e over 80, che usano Pfizer e Moderna, con il richiamo dopo 21 giorni. Possibile che per loro si continui con la doppia somministr­azione, nella speranza che i 52,4 milioni di dosi in arrivo tra aprile e settembre rendano superato il dibattito somministr­azione singola oppure no. L’altra probabile novità in arrivo è la possibilit­à di utilizzare AstraZenec­a per tutti. Oggi si può usare sotto i 65 anni, elevati rispetto agli iniziali 55.

Via i limiti

Si pensa di utilizzare AstraZenec­a per tutti, togliendo i limiti di età, ora fissati a 65 anni

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Cancellier­e Il cancellier­e austriaco Sebastian Kurz: si è accordato con la premier danese
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Sul sito del «Corriere della Sera» tutti gli aggiorname­nti, le statistich­e e i grafici sulla pandemia da coronaviru­s Corriere.it

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