Corriere della Sera

L’Italia può produrre il vaccino russo senza l’ok dell’Ema

Quante dosi sono in grado di confeziona­re gli stabilimen­ti di Mosca? Come mai la registrazi­one tarda?

- Fabrizio Dragosei Lorenzo Salvia

1 Il vaccino russo Sputnik V potrebbe essere utilizzato in Italia senza aspettare il via libera dell’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali?

In teoria sì. I produttori del vaccino russo dovrebbero però presentare una richiesta di autorizzaz­ione in emergenza all’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Si tratterebb­e della stessa procedura seguita per ottenere il via libera all’utilizzo degli anticorpi monoclonal­i, arrivato all’inizio di febbraio.

2 Questa richiesta di autorizzaz­ione in emergenza è stata presentata finora all’Aifa?

Per il momento no. E il fatto che su Sputnik V i contatti siano in corso a livello europeo sembra rendere questa strada meno probabile. Ma non è detto. Il pressing politico e di parte del mondo scientific­o che c’è stato in questi ultimi giorni in Italia potrebbe comunque portare Sputnik V a seguire un doppio binario, sia a livello europeo sia a livello italiano. Sarebbe tuttavia un fatto senza precedenti. E un rebus in caso di verdetto diverso tra Italia e Unione europea. Finora per tutti i vaccini anti Covid c’è stato prima il via libera dell’Ema. E poi, nel giro di poche ore, anche quello dell’Aifa.

3 Ma in caso la procedura di autorizzaz­ione in emergenza da parte dell’Aifa che tempi potrebbe avere?

La procedura ordinaria richiede diverse settimane. Quella in emergenza ha tempi molto più stretti. L’ordine di grandezza è quello dei giorni, non delle settimane, sia in caso di esito positivo sia in caso di esito negativo. Ma al momento la procedura non è partita perché nessuna richiesta è stata depositata.

4 Gli stabilimen­ti russi sarebbero in grado di far fronte a una grossa domanda di vaccini dall’Italia e dall’Europa?

A gennaio in Russia la produzione è stata di 3,5 milioni di dosi. Nei primi 6 mesi del 2021 saranno sfornati 88 milioni di dosi. Si punta anche molto sulla produzione in altri Paesi e il Fondo che si occupa dell’export concede facilmente la licenza. Stabilimen­ti sono attivi già in cinque Paesi: Brasile, Corea del Sud, India (parlano di 500 milioni di dosi), Repubblica popolare cinese, Emirati Arabi. Se l’Italia lo chiedesse, il Fondo farebbe i salti mortali per accontenta­rla, anche per la ricaduta politica che questo risultato avrebbe a livello internazio­nale. Per l’anno in corso la previsione complessiv­a in tutto il mondo è di un miliardo di dosi dello Sputnik. Il Fondo sostiene che per il 2021 hanno già richieste per oltre un miliardo di dosi.

Come mai la registrazi­one europea dello Sputnik tarda?

Il 15 febbraio è stata avviata la lunga procedura, anche se l’Ema ufficialme­nte ancora lo nega. La prima lettera dei russi risale almeno al 25 gennaio, poi il Fondo avrebbe mandato la richiesta a un ente europeo sbagliato. Complessiv­amente si sono persi almeno 20 giorni, in buona parte a causa di ripicche burocratic­he tra Mosca e Bruxelles (anche se l’Ema ha sede ad Amsterdam). Ora sono stati nominati gli esperti che dovranno dire all’Ema se passare alla fase di controlli veri e propri per la registrazi­one.

Perché l’immunizzaz­ione dei cittadini russi va a rilento?

All’inizio lontano da Mosca mancava il farmaco, ma ora chiunque lo voglia si può immunizzar­e. Solo che i russi si fidano poco. Un sondaggio di una settimana fa dice che il 62 per cento degli interpella­ti non vuole il vaccino e perfino Vladimir Putin non si è ancora deciso. In tutto il Paese hanno ricevuto almeno la prima iniezione 4 milioni su 110 milioni di adulti.

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