Il broker del caso Vaticano e la truffa milionaria all’ente di mutuo soccorso
Milano, fondi drenati e investimenti a rischio. Indagato Torzi
Nella versione in italiano dell’operazione i rischi (alti) dell’investimento non c’erano; comparivano solo nel testo in inglese: è l’artificio con cui tra il 2017 e il 2018 il cda della Cesare Pozzo, una delle più importanti società di mutuo soccorso fondata nel 1877 che opera nella sanità integrativa e ha 132 soci, è stato convinto dal presidente Armando Messineo e dal direttore generale Ferdinando Matera a investire 15 milioni di euro in obbligazioni lussemburghesi attraverso società che fanno capo a Gianluigi Torzi. I primi due sono agli arresti domiciliari, Torzi, che fu arrestato a giugno in Vaticano per la compravendita di un immobile a Londra, è indagato (solo per truffa) in un’inchiesta della Procura di Milano per associazione a delinquere, truffa e appropriazione indebita.
A far scattare le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano
Le intercettazioni
Il killer della strage di Rozzano che parla con un imprenditore ai domiciliari
è stata la denuncia di consiglieri e consulenti della Pozzo che accusano Messineo e Matera di aver drenato fondi dalle casse della società tra il 2017 e il 2020 che, per gli investigatori, ammonterebbero a circa 4 milioni. L’inchiesta dei pm Carlo Scalas e Giordano Baggio, coordinata dall’aggiunto Maurizio Romanelli, ha portato ai domiciliari altre 4 persone e a un decreto di sequestro per 16,3 milioni di euro firmato dal gip Fabrizio Filice. I 15 milioni sono stati investiti in obbligazioni emesse dalle società lussemburghesi «Beaumont invest services pl» e «Muse Ventures plc», riferibili a Torzi, basate su crediti nei confronti del sistema sanitario nazionale che erano stati ceduti da strutture sanitarie calabresi.
La Gdf sta lavorando per capire dove sono finiti i 15 milioni, la reale consistenza dei crediti ed eventuali legami con la criminalità organizzata. Ferdinando Matera e Luc Roger, direttore del Fondo salute Sce, società sorta nel 2009 da un accordo tra la Cesare Pozzo e i francesi di Harmonie Mutuelle, avrebbero usato le carte di credito aziendali per un totale di 1,4 milioni «per pagare night club e generi di lusso». Sarebbero state anche assunte tre ragazze «legate» a Matera che in realtà non facevano nulla. Agli atti anche una «finta compravendita» di quadri per 122 mila euro e un’intercettazione tra Vito Cosco, responsabile nel 2003 della strage di Rozzano in cui morirono quattro persone, tra cui una bambina di due anni e mezzo, e un imprenditore finito ai domiciliari che dice di aver «mangiato», cioè ottenuto appalti per lavori, attraverso Matera.