I volontari e l’auto con il viso di Daniele Le voci dopo 6 anni: «L’ho visto, è lui»
Era a Roma per il Papa, è scomparso nel 2015
Nella tragica saga dei missing people, una lunga sequenza di persone scomparse che unisce menti illustrissime come Ettore Majorana e Federico Caffè, giovani belle e sognatrici come Emanuela Orlandi e Ylenia Carrisi, bambine, mogli infelici, vittime di mafia, c’è un giovanotto dagli occhi tristi e il naso schiacciato che sta entrando nel cuore degli italiani: si chiama Daniele Potenzoni, soffre di autismo e viene da Pantigliate (Milano). Figlio di un operaio e di una casalinga, taciturno, gran fumatore, Daniele sparì il 10 giugno 2015, all’età di 36 anni, mentre era a Roma per assistere all’udienza del Papa. Le hanno provate tutte, i familiari. Appelli, fiaccolate, messaggi allo stadio (uno fu letto da Francesco Totti nel 2016),
L’idea di un artista ridà slancio alle ricerche La speranza del papà: «Per me non è morto»
sopralluoghi. E adesso lo cercano in un modo davvero originale: battendo la città palmo a palmo su un camion vela, di quelli usati per la pubblicità.
Il mezzo, di proprietà di un privato, da settimane fa la spola tra il centro e la periferia. I romani si stanno affezionando a quel viso, si guardano attorno al semaforo, nei parchi, nei luoghi dei clochard, e si fanno avanti. «Mi pare di averlo visto...», «Sì, forse era lui!». Sulle gigantografie di com’era e come potrebbe essere oggi Daniele, le scritte sono in due lingue. La ricompensa per chi aiuterà a trovarlo è di 20 mila euro. «Comincio a sperarci sul serio, in poche ore tra Boccea e Casalotti ci sono arrivate decine di segnalazioni! Quelle più attendibili sono sei, dobbiamo verificarle subito. Mi scusi, sono al volante del camion, parcheggio e la richiamo...».
A guidare la squadra di volontari è Maurizio Cappai, performer teatrale, mago, clown, fermo da un anno causa Covid, che ha deciso di dedicare il tempo libero al sogno di riportare a casa il disabile evaporato nella stazione del metrò, a Termini. Daniele entrò nel vagone e gli altri del gruppo restarono fuori, per la troppa folla. Le porte si chiusero. Sliding doors. E da quel momento, mistero.
Giorni fa il camion era a Cinecittà, in precedenza a Ostia. Ora le ricerche sono focalizzate nel quadrante nord-ovest. «I sei testimoni certi di averlo riconosciuto danno una descrizione simile. Un mix tra le due foto: capelli radi e corti, barba di qualche giorno, abiti trasandati. Fuma tanto e cammina un po’ barcollante». Una ragazza ha girato anche un video di un giovanotto sul marciapiede che si china, come in preda a un tic, per toccarsi il ginocchio.
Francesco Potenzoni, il papà, è rianimato dal filo diretto con Roma. «Questi volontari li abbraccerei uno a uno. Sì, il gesto di piegarsi può essere suo. Daniele fa spesso dei movimenti non controllati...». La nostalgia del primogenito fragile, che passava le giornate a spasso per Pantigliate, giocando a carte al bar o entrando nelle chiese, dove adorava accendere le candele, a volte lo blocca nel parlare. Il papà si commuove. Dove può essere finito? «Me lo chiedo ogni istante da quasi 7 anni. Ucciso no, perché Daniele è buonissimo, e poi il corpo sarebbe stato trovato. Morto in qualche anfratto del metrò neppure, i sotterranei furono perlustrati. Le piste per me sono due: si è abituato a vivere in un gruppo di sbandati, per strada, o ha trovato ricovero in un convento». Scomparsi: l’ergastolo dell’attesa. Ma ora, grazie al camion vela, almeno la speranza è tornata.