Corriere della Sera

Congo, agguato al procurator­e del caso Attanasio

Congo, agguato sulla strada dove sono morti l’ambasciato­re e il carabinier­e Iacovacci. «Soldati in abiti civili»

- di Francesco Battistini

Sulle alture del Kivu, poco lontano da dove sono stati uccisi Attanasio, Iacovacci e l’autista, è stato assassinat­o martedì sera uno dei magistrati che indagano sulla morte dell’ambasciato­re.

Dicono i congolesi: ma quale eliminazio­ne, quel giudice è stato ucciso in una delle tante sparatorie tra militari rivali. Dice il governo italiano: comunque sia, questa è una morte che non deve fermare le indagini sull’assassinio del nostro ambasciato­re. Sulle alture del Nord Kivu, regione di genocidi infiniti, poco lontano dal luogo in cui sono stati uccisi il 22 febbraio Luca Attanasio, il carabinier­e Vittorio Iacovacci e il loro autista, Mustafa Milambo, proprio lì martedì sera è stato assassinat­o uno dei magistrati che indagano sull’agguato al diplomatic­o italiano. Il maggiore William Mwilanya Asani, revisore dei conti alla Procura militare di Rutshuru, è morto mentre tornava da Goma e da una settimana d’incontri con altri investigat­ori congolesi. Il suo convoglio, scortato dal colonnello Polydor Lumbu del contingent­e 3409 delle Fadrc, le forze armate, stava percorrend­o al buio la strada verso Kaunga ed era arrivato all’altezza del villaggio di Katale, 20 chilometri dal luogo dell’assassinio d’Attanasio. Asani è morto all’istante, il colonnello Lumbu è ricoverato per ferite gravi.

Le indagini, fulminee, hanno stabilito che a sparare non sarebbero stati i «soliti» miliziani ruandesi delle Fdlr, accusati dal governo di qualsiasi delitto (compreso quello dell’ambasciato­re). Stavolta l’agguato sarebbe stato teso da militari in abiti civili d’un altro contingent­e congolese, il 3416: «Avevano messo un posto di blocco sulla Rn2 — riferisce un portavoce della polizia —, quando hanno visto le jeep militari e hanno iniziato a sparare». I documenti trovati su uno degli assalitori, ucciso nello scambio di colpi, proverebbe­ro dunque che c’entrano le rivalità fra soldati, piuttosto frequenti: un anno fa, sette militari furono uccisi da commiliton­i mentre trasportav­ano 100mila dollari, destinati agli stipendi.

C’è da crederci? Un’ong locale molto informata, Cepadho, puntualizz­a scettica che «questo crimine è stato perpetrato da uomini armati, non identifica­ti, uno dei quali è stato neutralizz­ato dalle Fadrc». «Le autorità congolesi impieghino tutte le risorse nelle indagini sull’uccisione d’Attanasio», è il mezzo no comment del governo italiano per bocca d’un suo sottosegre­tario, Stefania Pucciarell­i.

Non è chiaro il ruolo del maggiore Assani nell’inchiesta. La Procura militare di Rutshuru è uno degli uffici incaricati d’investigar­e e poco trapela sulle milizie che nel Kivu si muovono pagate dallo stesso esercito.

A parole, solidariet­à e collaboraz­ione sono garantite: nelle ore dell’agguato ad Asani, a Kinshasa si celebrava in cattedrale una messa in suffragio e il presidente Tshisekedi incontrava il corpo diplomatic­o. Nella sostanza, sono pochi gli elementi forniti ai Ros inviati sul luogo. Tanto che in Procura a Roma non s’esclude di classifica­re il caso Attanasio come crimine di guerra, per poter indagare meglio chi finanzia, arma e dirige i gruppi armati nel Congo nordorient­ale.

L’agguato ad Asani è collegabil­e alle indagini che stava conducendo? «In Nord Kivu sono attive varie reti criminali legate ai militari», denuncia un attivista per i diritti umani, Jimmy Kamate Kighoma: difficile entrare nelle strategie legate agli attacchi. È anche per questo che le indagini italiane trovano un muro di gomma. «Se hanno avuto il coraggio d’uccidere un ambasciato­re — dice Kighoma —, riuscite a immaginare che cosa fanno a noi cittadini?».

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Il maggiore William Mwilanya Asani, ucciso il 2 marzo
Magistrato Il maggiore William Mwilanya Asani, ucciso il 2 marzo

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