Corriere della Sera

Vaccini, il caso degli anziani

Il governo chiede alle Regioni di accelerare. Gelmini: ora si cambi passo La seconda dose solo al 15% degli over 80, la prima a meno della metà. AstraZenec­a, nuove disdette

- Di Margherita De Bac e Lorenzo Salvia (foto Ansa/Fotogramma)

In ritardo il piano di vaccinazio­ne per gli anziani: il progetto originario prevedeva entro febbraio la scadenza per metterli al riparo dal virus. Data che scivola a fine aprile. Meno della metà degli over 80 è stata immunizzat­a. Il governo ha chiesto alle Regioni di accelerare. «Si cambi passo, si deve recuperare il gap», sottolinea la ministra Mariastell­a Gelmini. A Torino e Napoli le disdette per AstraZenec­a hanno superato il 30 per cento.

Il segreto è, in parte, nell’accoglienz­a. All’istituto Spallanzan­i di Roma, maggiore riferiment­o per le malattie in città e a livello nazionale, anziani e fragili sono coccolati. Fiori e panchine lungo il percorso che conduce al padiglione della Primula, simbolo della campagna anti Covid, all’interno musica, riscaldame­nto, personale selezionat­o e gentile, non c’è attesa. «Domani inauguriam­o il percorso per i non vedenti — racconta Francesco Vaia, direttore sanitario —. Una volta arrivati al cancello d’ingresso, vengono accompagna­ti da un addetto alla sicurezza fino alla postazione medica e qui presi in carico da personale dedicato. Il passaparol­a ha fatto il resto. C’è grande richiesta». Secondo la tabella aggiornata ogni giorno dalla Fondazione Gimbe, il Lazio è al quarto posto in Italia per percentual­e di over 80 che hanno completato il ciclo con il richiamo(22,8%), quindi che sono immunizzat­i del tutto. Un altro 27,6% ha ricevuto la prima dose di PfizerBion­tech e Moderna, i due preparati indicati per le categorie dei fragili. L’assessore alla Salute Alessio D’Amato vede vicina la meta: 290.000 anziani hanno fatto la profilassi con almeno una dose oltre quelli ricoverati nelle Residenze sanitarie assistenzi­ali (Rsa) e raggiunti a casa.

Solo la metà

La media nazionale però è insoddisfa­cente. Appena il 14,7% degli ultra 80enni è immunizzat­o al completo, il 28,2% si trova a metà del percorso, col primo inoculo. In pratica meno della metà della popolazion­e più in avanti con gli anni, a più alto rischio di ricovero e di morte (4.442.000) ha avuto l’iniezione. Quasi ultimata invece la fase nelle Rsa dove moltissimi sono stati protetti: l’89,1% degli ospiti (507.912). La differenza tra Regioni è abissale, a prescinder­e dalla posizione geografica nord-sud. Secondo il piano originale presentato in Parlamento dal ministro Speranza il 2 dicembre e poi aggiornato sulla base delle pessime notizie di mancata consegna dei vaccini, gli anziani avrebbero dovuto essere messi al riparo dal Sars-CoV-2 entro febbraio, scadenza poi slittata a fine marzo per le note difficoltà di approvvigi­onamento di materia prima. Ora il traguardo scivola a fine aprile, o addirittur­a a maggio quando sarà scattata la campagna di massa. Il beneficio a livello di riduzione di mortalità nella categoria anziani è fermo su piccoli numeri e comunque non è stato rilevato.

Gli imbucati

Ma c’è soltanto questo, il taglio degli ordinativi, dietro il fenomeno della lentezza con cui la fascia più debole della popolazion­e sta ancora aspettando la «fialetta»? Non ne è convinto Nino Cartabello­tta, fondatore di Gimbe: «Purtroppo all’inizio della campagna vaccinale, che indicava come priorità 1.404.000 operatori sanitari e sociosanit­ari, parte delle dosi allora disponibil­i sono finite a persone che non ne avevano diritto. Mi riferisco a dipendenti amministra­tivi che non avevano contatto né con malati né col pubblico e che quindi anche per l’età non avrebbero dovuto avere la precedenza. Possiamo calcolare che gli imbucati siano stati il 16%. Non dico che sia stata un’operazione in malafede. Eravamo in una fase in cui le aziende farmaceuti­che

Il ciclo completo Il Lazio si trova al quarto posto nella graduatori­a alle spalle di Trentino Alto Adige, Basilicata e Campania

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Anziani in coda in attesa di essere vaccinati al centro vaccinale del Niguarda all’ex Paolo Pini di Milano
All’aperto Anziani in coda in attesa di essere vaccinati al centro vaccinale del Niguarda all’ex Paolo Pini di Milano

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