Corriere della Sera

I consigli in napoletano: «Facite ’o vaccin’»

- di Giovanna Cavalli

Racconta che ha sentito la conferenza dell’Ema «sana sana» e che hanno detto grosso modo così: «La scelta non è tra un cocktail Martini o se vuoi farti il

vaccino. È si vuo’ sta’ intubbat’ o vuo’ fà ’o vaccin’, facite vuje, fate voi». In 12 secondi di video da 34 mila visualizza­zioni su Twitter, con un paio di frasi in irresistib­ile napoletano, Valeria Parrella, 47 anni, scrittrice (premio Campiello Opera prima, ultimo romanzo «Quel tipo di donna» per HarperColl­ins) condensa con colta ironia il dilemma AstraZenec­a sì, AstraZenec­a no. «Come la rivoluzion­e, anche la vaccinazio­ne non è un pranzo di gala, ci spaventa, ma senza resteremmo schiavi del virus per tutta la vita», spiega. «Vogliamo davvero continuare a vivere chiusi in casa come topi, con mascherine, tamponi nel naso, figli dissociati dall’isolamento, posti di lavoro bruciati? Che poi è anche il meglio che ci può capitare, l’alternativ­a è finire in ospedale, isolati e con un tubo per respirare». Lei ha già scelto. «Io non vedo l’ora che arrivi il mio turno, prendo qualunque marca, sono pure disposta a fare la questua davanti agli ospedali se ne avanza una dose per il primo che passa, come dice il generale Figliuolo, eccomi, sono io. E poi al massimo prenderò tre giorni di tachipirin­a e mi comprerò le calze contenitiv­e anti-trombosi come ha fatto la mia amica maestra».

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