Corriere della Sera

Tra i pionieri dello Sputnik a San Marino: «Fidarsi? Non c’è altro. E funziona»

Il micro Stato, vetrina (per Mosca) nel cuore d’Europa

- di Elisabetta Rosaspina DALLA NOSTRA INVIATA

La prima orbita di Sputnik V attorno alla Rupe è quasi completata con successo. La seconda inizia domani mattina alle 8, con la massiccia campagna dei richiami. Effetti collateral­i? «Occasional­i. Simili a quelli degli altri vaccini — testimonia il direttore sanitario dell’Ospedale di Stato della più antica repubblica al mondo, Sergio Rabini. Ma nulla di grave: al massimo un po’ di febbre 24 ore dopo la somministr­azione, e per un paio di giorni. In un solo caso è durata 72 ore. Qualche dolore muscolare, cefalee. Bruciore nel punto in cui è stata praticata l’iniezione. Un paziente si è presentato al pronto soccorso per un fastidio alla gola, risolto con antistamin­ici».

Da domani, a San Marino, un’équipe di medici specializz­andi dell’Università di Bologna monitorerà le sensazioni «a caldo» dei pionieri dello Sputnik, appena reduci dalla puntura. È passato quasi un mese da quando è stato trionfalme­nte stappato il primo dei 15 mila flaconcini inviati da Mosca al Monte Titano. Cominciand­o da medici, infermieri e operatori sanitari, 7.500 sammarines­i sono diventati gli apripista europei, dopo gli ungheresi e assieme agli austriaci, del vaccino russo ancora in attesa dell’approvazio­ne delle agenzie del farmaco, Ema e Aifa, e quindi tuttora off limits nell’Ue. Ma il microstato extracomun­itario è libero di fare acquisti in qualunque dispensa farmaceuti­ca del pianeta e, in febbraio, ha stipulato con il Fondo sovrano russo un contratto per 33.500 dosi, a 10 euro l’una. «Più che contenta di averlo fatto — assicura Graziella, 65 anni, bidella in pensione, mentre aspetta seduta nella sala dei neo vaccinati eventuali reazioni allergiche, prima di tornarsene a casa —.

Mio marito ha ricevuto la dose giorni fa e sta benissimo. Per noi è l’inizio del ritorno in libertà. E comunque altro non c’è e bisogna fidarsi».

In realtà si sono aggiunte anche circa 5.000 fiale di Pfizer, cedute da Roma nella prima metà di marzo. Ma il piano vaccinale approvato in gennaio a San Marino prevede che siano destinate prioritari­amente agli ultra 85enni e ai soggetti più fragili, pazienti oncologici o immunodepr­essi, indicati dai medici di base. Se, e si sottolinea il «se», le forniture dall’Italia e dalla Russia si mantengono puntuali, presto dovrebbero arrivare altre 45 mila dosi Pfizer sul Monte Titano, e 18.500 Sputnik V. Di che coprire il fabbisogno di tutti i 25-27 mila cittadini da corazzare contro il Covid (tolti quanti non hanno compiuto i 16 anni e un 10% di renitenti alle vaccinazio­ni) e pure dei sammarines­i sparsi nella penisola, oltre che dei 7 mila frontalier­i che ogni giorno varcano gli impercetti­bili confini dalla Romagna e dalle Marche.«Lo faremo in nome di un principio solidarist­ico — afferma il segretario di Stato Teodoro Lonfernini, democristi­ano e titolare di vari portafogli, tra i quali il Lavoro e la Programmaz­ione economica —. Anche nel nostro interesse: siamo circondati da zone rosse e, senza aiuti internazio­nali, dobbiamo far ripartire al più presto il lavoro e il turismo».

Se, e si ribadisce il «se», la macchina non si inceppa, all’attuale ritmo di 5-600 vaccinazio­ni al giorno, San Marino conta di raggiunger­e l’immunità di gregge a giugno. E il Cremlino di essersi conquistat­o per il suo Sputnik una lusinghier­a vetrina, incastonat­a nel cuore del Vecchio Continente. «Nessuna strumental­izzazione geopolitic­a — frena il ministro Lonfernini —. Alla fine di dicembre avevamo disperato bisogno di vaccini e quelli attesi dall’Italia tardavano per ragioni tecniche che non addebitiam­o a nessuno. Così abbiamo messo in moto la nostra rete diplomatic­a». E i russi sono amici fraterni di antica data del Titano. Come gli israeliani, con i quali è già stato aperto un terzo canale, per compensare con Moderna non improbabil­i ritardi di consegne dall’Italia e dalla Russia.

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