Corriere della Sera

Gli effetti buoni del vaccino su operatori sanitari e Rsa Così sono diminuiti i contagi

- di Silvia Turin

In Italia hanno completato il ciclo vaccinale (prima e seconda dose) 2.380.018 milioni di persone, il 3,99% della popolazion­e, un numero ancora molto basso per poter apprezzare l’effetto della protezione sulla curva di ricoveri, decessi e contagi.

Se però scomponiam­o il dato nelle categorie prioritari­e individuat­e dal piano vaccini e cioè over 80, operatori sanitari, fragili e ospiti delle Rsa, riusciamo a scorgere le prime differenze: le somministr­azioni in alcune di queste categorie sono più avanti rispetto ai numeri dei vaccinati nella popolazion­e in generale. Al 18 marzo sono state somministr­ate 2.825.292 dosi a operatori sanitari e sociosanit­ari, 1.169.920 a personale non sanitario, 2.003.078 a ultraottan­tenni, 502.394 a ospiti di strutture residenzia­li, 195.477 a personale delle forze armate e 669.977 a personale scolastico. Questo significa, secondo l’ultimo report dell’Iss e datato 17 marzo, che il gruppo che, in proporzion­e, ha ricevuto il numero maggiore di dosi è la fascia degli over 90 (il 49% circa ha ricevuto almeno una dose), seguito dalla fascia 80-89 anni (almeno una dose a circa il 40%).

Medici e infermieri

Per accorgerci quanto il vaccino incida in modo positivo analizziam­o i contagi e i dati relativi a operatori sanitari e over 80. Con un’avvertenza: la protezione completa arriva a circa un mese dalla prima dose e riguarda i ricoveri e i decessi, in modo meno incisivo i contagi. «Dalla seconda metà di gennaio (la campagna vaccinale di fatto è partita dopo l’Epifania, ndr) — scrive l’Iss — si osserva un trend in diminuzion­e dei casi negli operatori sanitari e negli over 80, verosimilm­ente ascrivibil­e alla campagna di vaccinazio­ne in corso». Il calo da solo non è indicativo, perché possono influire anche le restrizion­i in corso: va confrontat­o con l’andamento del resto della popolazion­e. Per gli operatori sanitari la buona notizia c’è: la proporzion­e sul totale dei casi a metà novembre superava il 5% del totale, ma dalla metà di gennaio si osserva una tendenza al calo «verosimilm­ente attribuibi­le al completame­nto del ciclo vaccinale in una buona percentual­e di soggetti», scrive l’Iss.

Tra il 22 febbraio e il 7 marzo ci sono stati 2.154 casi tra gli operatori sanitari, l’1% del totale. I dati delle Regioni indicano anche che la letalità tra questi soggetti è inferiore, anche a parità di classe di età, alla letalità totale. Il confronto più notevole è quello dei casi tra gli operatori sanitari affiancato a quello della popolazion­e generale: le due curve epidemiche hanno avuto un andamento simile fino alla seconda metà di gennaio, quando hanno iniziato a divergere, mostrando una discesa negli operatori sanitari, a fronte di un andamento stazionari­o e poi in evidente aumento dall’8 febbraio nella popolazion­e generale.

Gli anziani

In modo meno marcato la differenza si apprezza anche analizzand­o il numero di casi nella popolazion­e divisa per fascia di età: over e under 80. C’è un andamento molto simile nelle due fasce fino alla seconda metà di gennaio e poi un calo nella popolazion­e di over 80, con una piccola inversione di tendenza nell’ultima settimana (ma ricordiamo che i contagi in Italia attendono a breve un nuovo picco).

Nella vaccinazio­ne delle categorie deboli sono anche rilevanti le differenze regionali: dal picco della provincia autonoma di Bolzano con il 63% degli over 80 con almeno una dose (fonte Gimbe) alle regioni sotto il 30 per cento. «Numeri in crescita ma ancora troppo esigui per osservare risultati tangibili in termini di riduzione di ospedalizz­azioni e decessi nella fascia di età più colpita», scrive la Fondazione a commento del suo report settimanal­e. Così, a Bolzano la letalità dovrebbe già essersi ridotta del 40%, in molte Regioni del 20%, del 18% in Toscana e del 15% in Sardegna. Nel Lazio da febbraio l’incidenza dei casi negli over 80 è passata da 13,5 a 8,6 ogni 10mila abitanti, nonostante la terza ondata.

Il caso lombardo

Maggiori dati arrivano dalla relazione aggiornata all’8 marzo della Lombardia. Il gruppo degli operatori sanitari beneficia di «una notevole riduzione delle infezioni nonostante l’aumento generale dei contagi». I nuovi casi tra medici e infermieri calano dalla metà di gennaio e rimangono molto bassi. I risultati sono paragonabi­li nel gruppo degli ospiti delle Rsa: il 90% degli anziani in casa di riposo ha ricevuto la prima dose e il calo delle infezioni è netto nonostante l’aumento nella popolazion­e generale.

Il focus

Tra chi lavora nella sanità lombarda c’è un calo deciso nonostante l’aumento generale

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy