Gli effetti buoni del vaccino su operatori sanitari e Rsa Così sono diminuiti i contagi
In Italia hanno completato il ciclo vaccinale (prima e seconda dose) 2.380.018 milioni di persone, il 3,99% della popolazione, un numero ancora molto basso per poter apprezzare l’effetto della protezione sulla curva di ricoveri, decessi e contagi.
Se però scomponiamo il dato nelle categorie prioritarie individuate dal piano vaccini e cioè over 80, operatori sanitari, fragili e ospiti delle Rsa, riusciamo a scorgere le prime differenze: le somministrazioni in alcune di queste categorie sono più avanti rispetto ai numeri dei vaccinati nella popolazione in generale. Al 18 marzo sono state somministrate 2.825.292 dosi a operatori sanitari e sociosanitari, 1.169.920 a personale non sanitario, 2.003.078 a ultraottantenni, 502.394 a ospiti di strutture residenziali, 195.477 a personale delle forze armate e 669.977 a personale scolastico. Questo significa, secondo l’ultimo report dell’Iss e datato 17 marzo, che il gruppo che, in proporzione, ha ricevuto il numero maggiore di dosi è la fascia degli over 90 (il 49% circa ha ricevuto almeno una dose), seguito dalla fascia 80-89 anni (almeno una dose a circa il 40%).
Medici e infermieri
Per accorgerci quanto il vaccino incida in modo positivo analizziamo i contagi e i dati relativi a operatori sanitari e over 80. Con un’avvertenza: la protezione completa arriva a circa un mese dalla prima dose e riguarda i ricoveri e i decessi, in modo meno incisivo i contagi. «Dalla seconda metà di gennaio (la campagna vaccinale di fatto è partita dopo l’Epifania, ndr) — scrive l’Iss — si osserva un trend in diminuzione dei casi negli operatori sanitari e negli over 80, verosimilmente ascrivibile alla campagna di vaccinazione in corso». Il calo da solo non è indicativo, perché possono influire anche le restrizioni in corso: va confrontato con l’andamento del resto della popolazione. Per gli operatori sanitari la buona notizia c’è: la proporzione sul totale dei casi a metà novembre superava il 5% del totale, ma dalla metà di gennaio si osserva una tendenza al calo «verosimilmente attribuibile al completamento del ciclo vaccinale in una buona percentuale di soggetti», scrive l’Iss.
Tra il 22 febbraio e il 7 marzo ci sono stati 2.154 casi tra gli operatori sanitari, l’1% del totale. I dati delle Regioni indicano anche che la letalità tra questi soggetti è inferiore, anche a parità di classe di età, alla letalità totale. Il confronto più notevole è quello dei casi tra gli operatori sanitari affiancato a quello della popolazione generale: le due curve epidemiche hanno avuto un andamento simile fino alla seconda metà di gennaio, quando hanno iniziato a divergere, mostrando una discesa negli operatori sanitari, a fronte di un andamento stazionario e poi in evidente aumento dall’8 febbraio nella popolazione generale.
Gli anziani
In modo meno marcato la differenza si apprezza anche analizzando il numero di casi nella popolazione divisa per fascia di età: over e under 80. C’è un andamento molto simile nelle due fasce fino alla seconda metà di gennaio e poi un calo nella popolazione di over 80, con una piccola inversione di tendenza nell’ultima settimana (ma ricordiamo che i contagi in Italia attendono a breve un nuovo picco).
Nella vaccinazione delle categorie deboli sono anche rilevanti le differenze regionali: dal picco della provincia autonoma di Bolzano con il 63% degli over 80 con almeno una dose (fonte Gimbe) alle regioni sotto il 30 per cento. «Numeri in crescita ma ancora troppo esigui per osservare risultati tangibili in termini di riduzione di ospedalizzazioni e decessi nella fascia di età più colpita», scrive la Fondazione a commento del suo report settimanale. Così, a Bolzano la letalità dovrebbe già essersi ridotta del 40%, in molte Regioni del 20%, del 18% in Toscana e del 15% in Sardegna. Nel Lazio da febbraio l’incidenza dei casi negli over 80 è passata da 13,5 a 8,6 ogni 10mila abitanti, nonostante la terza ondata.
Il caso lombardo
Maggiori dati arrivano dalla relazione aggiornata all’8 marzo della Lombardia. Il gruppo degli operatori sanitari beneficia di «una notevole riduzione delle infezioni nonostante l’aumento generale dei contagi». I nuovi casi tra medici e infermieri calano dalla metà di gennaio e rimangono molto bassi. I risultati sono paragonabili nel gruppo degli ospiti delle Rsa: il 90% degli anziani in casa di riposo ha ricevuto la prima dose e il calo delle infezioni è netto nonostante l’aumento nella popolazione generale.
Il focus
Tra chi lavora nella sanità lombarda c’è un calo deciso nonostante l’aumento generale