Corriere della Sera

Insulti sessisti alle consiglier­e passate a FdI, bufera a Trento

Un caso il presidente provincial­e del Carroccio che offende le ex colleghe. Poi le scuse e le dimissioni

- Marco Cremonesi C. Zap.

Lasciano il gruppo e subito scatta l’insulto. Volgare e sessista, inviato via social, come spesso capita di questi tempi.

Si è scatenato il finimondo sul presidente della Lega Trentino, Alessandro Savoi, nel giro di poche ore costretto a dimettersi e a pronunciar­e parole di contrizion­e, dopo aver attaccato Alessia Ambrosi e Katia Rossato, consiglier­e provincial­i in Regione, «colpevoli» di aver lasciato il partito di Salvini per approdare in Fratelli d’Italia, ricorrendo a termini come «tr...e» (prostitute, ndr).

L’esponente leghista non ha per nulla gradito l’addio delle ex colleghe — alle quali cui si è aggiunto il consiglier­e comunale di Trento, Daniele Dematté — e si è lanciato in una serie di epiteti un po’ in dialetto e un po’ in italiano. I tre fuoriuscit­i si sono così visti bollare come «torobetti» (burattini nel dialetto locale), «gente infame» e «traditori». E perché il messaggio arrivasse forte e chiaro, Savoi ha voluto vergare un post per rendere ancora più esplicito il ragionamen­to che sta alla base della sua uscita sopra le righe: «E niente. Nella vita, come nella politica, i leoni restano leoni, i cani restano cani e le tr...e restano tr...e». Sui social si è subito scatenata la bagarre tra tifosi dell’una e dell’altra parte.

All’ora di pranzo, Savoi ha diffuso una nota per annunciare il passo indietro: «Io sottoscrit­to Alessandro Savoi, presidente della Lega Salvini Trentino, con la presente rassegno le dimissioni dal ruolo di presidente del partito, onde evitare strumental­izzazioni politiche che possano recare danno alle battaglie della Lega sul territorio locale e nazionale. Nel rassegnare le dimissioni, mi assumo la responsabi­lità delle mie parole — che sono il primo a riconoscer­e frutto di un grave errore — e formulo le mie scuse a quante si sono da esse sentite offese nella loro dignità personale, prima che politica e istituzion­ale». Scelta che è stata apprezzata anche dal leader leghista Matteo Salvini: «Ha fatto bene a dimettersi».

Il passo indietro di Savoi ha evitato che scoppiasse un vero incidente diplomatic­o tra alleati di centrodest­ra. La prima ad abbassare la guardia è stata Alessia Ambrosi, una delle vittime degli insulti. «Prendo atto delle dimissioni e delle scuse, che accolgo, e che chiudono un incidente particolar­mente spiacevole a livello sia politico sia personale» ha spiegato all’AdnKronos. «Auspico e confido che a partire da questo momento, tra le

Savoi ha lasciato per le parole rivolte alle due ex leghiste? Ha fatto bene a dimettersi

Matteo Salvini

forze di centrodest­ra e più in generale tra ogni partito e schieramen­to politico, possa sviluppars­i in Trentino un confronto sempre all’insegna del rispetto reciproco».

Ma anche per Fratelli d’Italia bisogna andare oltre: «Con la dichiarazi­one di Salvini, le pubbliche scuse e dimissioni di Savoi per noi il caso è chiuso. Guardiamo avanti» ha detto il senatore Adolfo Urso, commissari­o provincial­e in Trentino. Con un messaggio alla Lega: «Serve rafforzare le ragioni della coalizione nel rispetto dei ruoli, delle persone e delle loro libere scelte».

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Chi è Alessandro Savoi, 62 anni, presidente della Lega Trentino: ieri si è dimesso dopo aver insultato due consiglier­e

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