Qual è il segreto della celeste Trieste?
Non ho mai capito la mia passione per Trieste. Non ci sono nato, non ci ho studiato, non ci ho lavorato, non mi sono innamorato passeggiando tra i corpi stesi al sole a Barcola. Ma davanti alla parola «Triéste» mi blocco, come un bracco che sente un fagiano. Allora ascolto, guardo, leggo, voglio comprendere. Perché mi attira tanto? Una volta ho scritto che è «il nord del sud, il sud del nord, l’est dell’ovest e l’ovest dell’est». Una definizione onesta e sintetica, buona per l’ufficio del turismo (cui, infatti, è piaciuta!). Ma serve ben altro.
A casa, narrativa e poesia italiana sono in ordine alfabetico per autore (non il resto del libri, per carità). Con un’eccezione: Trieste. Svevo, Saba, Quarantotti Gambini, Tomizza, Magris e tutti gli altri, caoticamente insieme. Ogni tanto li provoco: avanti, rivelatemi il segreto della vostra incredibile città. Perché ipnotizza tanti italiani, che le perdonano tutto, e appassiona tutti voi, che non le perdonate niente?
Così, quando su «la Lettura» ho visto il titolo La città celeste e il dipinto in copertina, l’ho riconosciuta subito, la mia ossessione geografica. L’autore è Diego Marani, traduttore, linguista, inventore dell’Europanto (fanta-idioma europeo) e di
La grammatica finlandese. Nato a Ferrara, studi a Trieste, anni a Bruxelles. Mentalmente, l’ho sfidato: avanti, provaci tu, coetaneo di pianura, a spiegarmi l’inspiegabile.
Be’, c’è riuscito. La città celeste (edito da La Nave di Teseo) è un romanzo di formazione in prima persona; autobiografico, immagino. Ma le vicende del protagonista - il padre angosciato e angosciante, l’appartamento in via San Nicolò, lo studio delle lingue, gli amori sloveni in successione (Vesna bionda e Jasna bruna, sorelle) - sono il contorno. La protagonista è lei, Trieste. Più volte, con precisione da tiratore, Marani centra la definizione, e ti fa sentire come lui: «un triestino in provetta, l’unico in tutta la città che non avesse con Trieste un contenzioso, una ripicca, un conto da regolare». «Non sapevo che le città sono donne e anche di loro ci si può innamorare e non dimenticarle mai»: è così, ogni viaggiatore lo sa.
Buona primavera a tutti. Ah, dimenticavo: a Trieste è spettacolare.