Corriere della Sera

«Sostenibil­ità, una rivoluzion­e Snam, emissioni zero nel 2040»

Il presidente Bedin: puntiamo sulla transizion­e, dal biometano all’idrogeno

- di Fabio Savelli

«Per usare le parole che Papa Francesco ha pronunciat­o a ottobre dell’anno scorso, la pandemia ci ha costretto a riflettere sulla differenza più importante: che cosa conta davvero e cosa no? E allora la logica del profitto non può essere l’unico indicatore delle performanc­e di un’azienda o di una classe dirigente. Quello che conta davvero è l’impronta delle nostre azioni e delle nostre decisioni per la comunità che rappresent­iamo e per il mondo in cui viviamo».

Nicola Bedin, 44 anni, in Snam da giugno 2020, è il più giovane presidente di una società quotata. Che di recente ha alzato l’asticella della sostenibil­ità. Il gruppo di San Donato ha inserito in statuto l’obiettivo del «successo sostenibil­e» spingendo agli estremi il suggerimen­to del Codice di Corporate Governance adottato da Borsa Italiana. All’articolo 2 dell’oggetto sociale ha introdotto quello che potremmo chiamare lo “scopo” aziendale: «La società svolge attività d’impresa con la finalità di favorire la transizion­e energetica verso forme di utilizzo delle risorse e delle fonti di energia compatibil­i con la tutela dell’ambiente e la progressiv­a decarboniz­zazione».

Un salto quantico che però interroga tutti: come conciliare questo scopo con la necessità di spingere gli utili (e i dividendi) finora unico parametro per gli analisti finanziari?

«Vede, siamo alla vigilia di una rivoluzion­e senza precedenti e l’impatto del Covid probabilme­nte ha accelerato questo processo. Anche il mercato, vedi gli investimen­ti in Esg (ambiente, sociale e governance, ndr.) di grossi fondi come Blackrock, ha fiutato questa direzione. La gran parte degli investitor­i istituzion­ali, e così sarà anche per i piccoli risparmiat­ori, decide di puntare sulle aziende che perseguono l’obiettivo dell’interesse collettivo, del migliorame­nto della società in cui viviamo, delle ricadute ambientali delle strategie che mettiamo in campo, della lotta alle disparità di genere. Noi ci siamo mossi tra i primi. Siamo stati la prima società italiana a costituire in seno al proprio cda un comitato Esg. E nel piano strategico, predispost­o dal ceo Marco Alverà e dal management con la piena condivisio­ne del consiglio, abbiamo anticipato al 2040 il raggiungim­ento della neutralità carbonica, con un calo delle emissioni del 50% già entro il 2030».

Obiettivi meritori, ma come vengono valutate le performanc­e? Il rischio è che siano sofisticat­e tecniche di marketing.

«Giusta obiezione. Abbiamo individuat­o 22 indicatori come parametri Esg da raggiunger­e entro il 2023. Significa adesso. Ad esempio nel 2020 sono cresciute del 15% le donne nel nostro organigram­ma, con posizioni via via sempre più apicali. Poi siamo impegnati nella finanza sostenibil­e: nel 2020 abbiamo collocato sul mercato due transition bond, uno da 500 e l’altro da 600 milioni, che hanno riscontrat­o una domanda molto superiore rispetto all’offerta. Un terzo è stato collocato a febbraio con tasso negativo. Perché puntiamo convinti sulla transizion­e energetica, crediamo che i gas rinnovabil­i, dal biometano all’idrogeno, siano la strada da seguire. Strada complement­are, e non in contrasto, a quella dell’energia elettrica».

Nel 2020 per i nostri due transition bond: la domanda è stata molto forte

Ammetterà però che per la transizion­e servono per la fase di startup grossi investimen­ti e possono non sposarsi con le logiche di breve termine di alcuni soci.

«Su questo siamo in una posizione privilegia­ta. Siamo una società quotata con un socio di riferiment­o (Cassa Depositi e Prestiti, ndr.) e investitor­i lungimiran­ti come Minozzi che condividon­o con noi questo percorso di ampia portata. In realtà la direzione è tracciata e si sta sedimentan­do anche nell’opinione pubblica la stringente necessità di produrre azioni che abbiano effetti positivi di lungo termine per tutti, non solo per chi lavora a diretto contatto con le aziende»

Le donne cresciute del 15% in organigram­ma con posizioni apicali

Lei è anche imprendito­re con Lifenet Healthcare, una realtà che sta crescendo in ambito ospedalier­o e ambulatori­ale: la pandemia ha scosso dal profondo il nostro sistema di welfare. Non crede che servano massicci investimen­ti pubblici nella sanità e anche il supporto privato?

«Senza dubbio, ma vede, serve il combinato disposto tra disponibil­ità di fondi e qualità delle persone. Mi faccia dire che quello che stiamo vivendo è un salto storico senza precedenti. Abbiamo creato da zero in pochi mesi diversi vaccini in grado di sconfigger­e il Covid. Fino a poco tempo fa sarebbero serviti almeno dieci anni. Questo grazie a risorse economiche, pubbliche e private, e a donne e uomini straordina­ri».

 ??  ?? Al vertice Nicola Bedin, 44 anni numero uno di Snam dal giugno scorso, è il più giovane presidente di società quotata. Bodin è anche un imprendito­re, ha fondato Lifenet Healthcare, gruppo del settore ospedalier­o e ambulatori­ale
Al vertice Nicola Bedin, 44 anni numero uno di Snam dal giugno scorso, è il più giovane presidente di società quotata. Bodin è anche un imprendito­re, ha fondato Lifenet Healthcare, gruppo del settore ospedalier­o e ambulatori­ale

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